Domenica 16 ottobre si è conclusa la Fiera internazionale del Libro di Francoforte, uno degli eventi più importanti nel suo genere. Editori, agenti letterari e altri professionisti del mondo editoriale di oltre cento Paesi hanno presenziato alla manifestazione, per crescere, espandere i propri network e costruire una nuova editoria per il futuro. Protagonista di questa edizione è stata l’Islanda, ma anche il nostro Paese ha potuto vantare la presenza di oltre cinquanta editori.
Ora, il settore editoriale deve essere per forza di cosa uno di quelli che sta a cuore alla nostra classe dirigente, no? Voglio dire, qua da noi non si fa altro che parlare di editoria, è stata recentemente approvata una legge che riguardava proprio i libri, la legge levi, e il capo del nostro Governo è addirittura proprietario di una casa editrice. E non una qualsiasi, ma la più grande e la più importante casa editrice italiana.
E allora com’è che la stragrande maggioranza dei miei connazionali è già tanto se di libro ne legge uno – e non al mese, all’anno?
Forse, e dico forse, a noi italiani piace riempirci la bocca con discorsi di editoria, ma non ci piace altrettanto avere a che fare con il prodotto finale di questa editoria (uno dei prodotti, in verità), ossia i libri. Gli italiani i libri li studiano, mica li leggono. Sanno vita, morte e miracoli di Dante, ma della Commedia non hanno mai letto neanche un endecasillabo.
Questo si è visto molto bene a Francoforte. Difatti da chi era rappresentata la classe politica italiana alla buchmesse? Dal Ministro per i Beni e le Attività Culturali Giancarlo Galan? No, il ministro che si occupa della cultura si nega a uno dei principali eventi culturali in Europa. Roberto Giardina, in un articolo su Italia Oggi del 12 ottobre, riporta, tra molte considerazioni interessanti, lo scarso interesse della classe dirigente nei confronti di questo tipo di manifestazioni. Quest’anno a presenziare alla Buchmesse in luogo del ministro Galan è stato il sottosegretario Riccardo Villari. In precedenza, al posto di Sandro Bondi, che pure ha pubblicato un paio di sillogi poetiche, andava il viceministro Francesco Giro.
Scrive sempre Giardina che quando i nostri politici partecipavano, la figura che rimediavano non era certo migliore. Gianfranco Fini ha presenziato alla Buchmesse in qualità di Presidente della Camera, e nel suo discorso ha parlato solo di politica interna. Giovanna Melandri, ultimo ministro italiano a recarsi di persona a Francoforte, non se l’è cavata meglio quando le è stata posta una domanda sull’argomento libri.
Lesse il suo discorso fitto di dati precisi perché preparati dal suo staff. Alla fine, domande?Io francamente sono agghiacciato, ma non me la prendo solo con loro. Per carità, è sempre colpa dei politici. Però anche voi che leggete un libro all’anno, forse due se vi portate qualcosa da leggere al mare (oddio, magari non proprio voi, scrittevoli lettori, però con le migliaia di visitatori che passano tra le pagine di Scritty non si può mai sapere), ecco, la colpa è anche vostra. Anzi, soprattutto vostra.
Tutti tacevano e io fui tentato di rompere il silenzio. Posso farle una domanda personale? azzardai. Qual è l’ultimo libro che ha comprato, non che le hanno regalato, proprio acquistato in libreria? La Melandri si stupì, forse si irritò. Perché vuole saperlo? Siamo circondati da 500 mila libri, tra nuovi e classici, lei ne ha comprato uno di recente? Se la cavò sostenendo che non sarebbe stato cortese verso i tanti suoi amici scrittori citarne uno ed escludere gli altri.
Già, perché – e lo squallido teatrino politico che annualmente si ripete alla Buchmesse ne è la dimostrazione – l’ignoranza della classe politica attuale è lo specchio dell’ignoranza degli italiani. In questo caso si parla di libri e si tirano in ballo i lettori svogliati, ma il discorso si può applicare anche all’economia, all’ecologia, al lavoro, a qualsiasi altra delle mille sfaccettature della politica.
Un politico che non legge, che non compra libri o che se ne frega dell’editoria quando non c’è in ballo l’acquisizione di una grande casa editrice o una legge liberticida che di fatto gambizza Amazon e gli altri servizi di vendita libri online per ingraziarsi le librerie, sempre più inutili nell’era della digitalizzazione e dell’informatica, è ciò che si merita un popolo – il nostro popolo – di gente che non ha idea di che cosa sia un e-Reader, che se gli chiedi di citare uno scrittore italiano ti risponde Fabio Volo, che piuttosto che leggere gioca a Fruit Ninja sul cellulare.