Tiberio Graziani e Daniele Scalea, direttori di “Geopolitica”, hanno incontrato Sergej Sidorskij, ministro dell’Agricoltura e dell’Industria della Commissione Economica Eurasiatica, a margine del 10o Forum di Rodi cui stanno attualmente partecipando. Sidorskij si è intrattenuto a lungo coi rappresentanti dell’IsAG, concedendo anche una breve intervista.
Come sta evolvendo, a sei anni esatti dalla firma degli Accordi di Dušanbe che istituirono l’Unione Doganale, il progetto dell’Unione Eurasiatica?
Il risultato fondamentale è aver creato una piattaforma eurasiatica di tre nazioni (Russia, Bielorussia e Kazakistan). All’interno di questa piattaforma, si persegue tanto l’omogeneizzazione dei tre paesi (in termini di tariffe, tasse e mobilità di persone, merci e capitali) quanto l’innalzamento del loro livello (a tale proposito si può citare in particolare l’obiettivo di far entrare Kazakistan e Bielorussia nell’Organizzazione Mondiale del Commercio).
Tale piattaforma è aperta a chiunque vi si voglia unire, a patto che soddisfi i criteri d’ingresso. Kirghizistan e Tagikistan al momento non sono ancora pronti. Invece l’Ucraina, che lo sarebbe, preferisce guardare all’Unione Europea.
Qual è il rapporto tra la nascente Unione Eurasiatica e la più matura Unione Europea?
L’Unione Eurasiatica s’ispira a quella europea. La Commissione Economica Eurasiatica, di cui faccio parte, è ricalcata sulla Commissione Europea. La Commissione Economica Eurasiatica, basata a Mosca, è un organismo sovranazionale, le cui deliberazioni devono essere rispettate dai paesi membri. Ma dal momento che anche noi ministri della Commissione possiamo sbagliare, esiste una Corte di Giustizia, con sede a Minsk, cui gli Stati membri possono appellarsi. Si sta ora discutendo anche dell’istituzione di un parlamento eurasiatico a Astana, dato che solo con una dimensione legislativa si potrà raggiungere l’obiettivo che ci siamo posti da qui al 2015: evolvere da un’unione economica a quella politica.