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Lo stile seduttivo/mimetico

Creato il 28 febbraio 2011 da Bruno Corino @CorinoBruno

Lo stile seduttivo/mimetico
Lo stile interazionale, senza dubbio, più affascinante, perché del fascino ha fatto la sua arma segreta, è quello del seduttore/mimetico! Si dice che il primo seduttore della storia umana sia stato quel serpentello che è riuscito a sedurre Eva (l’anello debole della catena creativa) nell’Eden: «Se tu mi seguirai, sarai come me». Nella Bibbia, il serpente rappresenta un seduttore, perché ad Adamo ed Eva fa questa promessa: «Se voi mi seguirete – mangiando la mela – voi sarete come Dio». In realtà, il serpente non è un seduttore, ma un competitore, o meglio è l’antagonista del Creatore. Il vero stile seducente della storia è il “frutto proibito” (si parla della mela, ma in realtà il suo nome non è mai pronunciato). A tavola, dunque, non è il serpentello che s’insinua nei discorsi o nella conversione con fare subdolo, ma è piuttosto la bella mela che sta al suo centro, che sa suscitare la curiosità e l’altrui attenzione.

Jean Baudrillard, nel suo libro Della seduzione, racconta questa favola: «Un bambino chiede alla fata di esaudire i suoi desideri, ma a una sola condizione: non pensare mai al colore rosso della volpe». Da quel momento non riesce a liberarsi di quella immagine: «La vede spuntare ovunque, nei suoi pensieri e nei suoi sogni, tutta colorata di rosso […] È ossessionato, a ogni istante, da quella immagine assurda e insignificante». Così per il frutto proibito: perché Dio ordina di poter mangiare da ogni albero del Paradiso e proibisce di toccare quello dell’Albero della conoscenza? Non si parla di ossessione, ma il successo del serpente dipende proprio da questa proibizione. Il frutto o l’immagine della coda della volpe diventano lusinghe con le quali il seduttore riesce a catturare l’altrui attenzione: è l’assoluta insignificanza o gratuità del gesto a catturare l’attenzione dell’altro; la mancanza di un apparente secondo fine, che sia un fine utile o dannoso. È il significato che si slega da ogni ordine sensato. Il seduttore è lo sviluppo dell’adulatore: mentre quest’ultimo agisce sempre per un fine ben preciso e particolare (che l’altro si prenda cura del proprio Sé), l’agire del seduttore diventa fine a se stesso, è un agire privo di conseguenza. E risiede in ciò la differenza tra una lusinga e un’adulazione: la lusinga è una allegoria (una metafora continuata), l’adulazione è sempre metonimica (è la parte che sta per il tutto); perciò per condurre avanti un’allegoria ci vuole complicità, reciprocità; l’adulazione è un atto che non richiede reciprocità, è un atto unilaterale; perciò è un atto smaccato, evidente, palese; la lusinga si presenta sempre nella sua forma ambivalente; la lusinga ha bisogno dell’altrui complicità per compiersi come tale; altrimenti rimane un gesto che cade nel vuoto. Lusingare il prossimo vuol dire porlo per un attimo, e gratuitamente, al centro dell’attenzione; corrispondendo alla lusinga però avviene uno scambio reciproco, e quindi un reciproco scambio di attenzione. Il seduttore è a sua volta un sedotto!

L’altro stile interazionale è quello mimetico o adattabile; a questo stile potremmo dare altri nomi: lo sfuggente, l’indefinibile, il flessibile, l’elastico, Zelig, ecc. Del seduttore è il suo complementare, in quanto la mimesi è il primo stadio della seduzione. L’adattabile è colui che agisce sulla base della relazione reciproca: «Mi vedo come tu mi vedi»; oppure, io sono come a te piace; ed è ciò a definire il comportamento dell’adattabile. L’adattabile cerca di corrispondere ai desideri dell’altro. Quindi, egli adatta il suo Sé sulla base di come viene visto dal sé altrui. L’adattabile costruisce il suo Sé mimando il sé altrui, perciò egli vede se stesso nel modo in cui l’altro preferisce vederlo. È come se egli si comportasse così: «Se tu mi vedi in un certo modo a me piace comportarmi nel modo corrispondente al tuo modo di vedermi». Egli, dunque, calibra i suoi passi sui passi dell’altro: perciò l’adattabile ha continuamente bisogno che l’altro gli suggerisca il modello da mimare, altrimenti egli non sa vedersi. L’adattabile non ha un proprio Sé da far valere, ma ha bisogno di qualcuno che gli scriva il copione da recitare. La capacità dell’adattabile è una capacità di metamorfosi, attraverso questa strategia egli riesce a confondere l’altro. Per effettuare la sua mossa, egli attende che sia l’altro a prendere l’iniziativa, ossia aspetta che sia l’altro a mostrare per primo le sue intenzioni e le preferenze; soltanto quando comprende cosa l’altro preferisce, egli esce allo scoperto, e comincia a regolare il suo comportamento sulle aspettative altrui. L’abilità dell’adattabile consiste nel prevenire le intenzioni dell’altro. Una volta che l’altro ha manifestato le sue intenzioni, aspetta che sia sempre quest’ultimo a compiere la mossa successiva, un modo da coordinarsi in una perfetta sintonia.

L’adattabile agisce nel modo in cui immagina che l’altro preferisca che lui agisca. Ha i gusti dell’altro, preferisce ciò che l’altro preferisce, vuole fare le stesse cose che l’altro fa. Egli non ha gusti, non ha desideri, non ha preferenze. Quando lo invitate a cena, è il commensale ideale: gli piace tutto ciò che avete cucinato; ha una parola buona per ogni piatto che gli presentate (certo, alla lunga vi stancherà perché non vi darà mai una soddisfazione “sincera”; è del tutto inutile il tentativo di capire quali sono i suoi reali gusti o interessi: saranno sempre i vostri gusti e i vostri interessi). La sua mimesi è una vera e propria strategia di sopravvivenza: il camaleonte si mimetizza non solo per sfuggire ai suoi predatori, ma anche per essere invisibile alle sue prede. Quand’è in compagnia riconoscerlo è facile: è quel stile che ha l’abitudine di fare l’eco alle vostre parole: meglio, è colui che ripete puntualmente l’ultima parte della frase che avete appena pronunciato; non allo scopo di dare una conferma a quanto avete detto, ma semplicemente perché ha l’abitudine di mimare il modo di parlare o di esprimervi altrui. Si prepara alla mimesi. Perciò spesse volte l’impressione che riuscite a ricavare da questo stile è di trovarvi di fronte a un guscio vuoto pronto a riempirsi delle vostra essenza!


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