Nel gennaio di quest’anno abbiamo parlato della recensione di Marina Montesano, docente di Storia medievale nell’Università di Messina di due libri pubblicati sul tema dell’inquisizione. In quel contesto la storica fece notare che il fenomeno non era per nulla sviluppato nel Medioevo, ma «proprio durante il fiorire del Rinascimento si elaborarono idee e strumenti atti a perseguire le streghe, e fu in piena età moderna che si registrarono in Europa le condanne più gravi e numerose».
Inoltre fu una questione decisamente protestante, tanto che «circa la metà delle condanne capitali europee furono comminate in Germania [...]. I riformatori facevano dunque dell’impegno contro Satana quasi un’ossessione. È indubbio che, essendo le streghe emissarie del diavolo e complici nei suoi misfatti, nel mondo riformato si ponevano le premesse per una “caccia” intensa e determinata». «Il paragone tra la Germania e la Spagna è istruttivo» (area protestante e area cattolica), ha continuato la Montesano . «Nella penisola iberica, vittima di una secolare “leggenda nera”, si ebbe in realtà un uso giudiziario della tortura assai moderato e un numero di vittime molto basso, se paragonato all’Europa centro-settentrionale».
In questi mesi la storica ha pubblicato un suo libro, intitolato proprio: “Caccia alle streghe“ (Salerno Editrice 2012), molto recensito sui media e anche dallo storico Franco Cardini, professore ordinario presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane (Sum). Nel suo articolo su “Europa”, lo storico ha parlato del significato di “strega” dicendo che «le prime traduzioni latine della Bibbia non ebbero dubbi nel tradurre quei termini con a parola latina “maleficus”: ma solo quelle in volgare della Riforma protestante femminilizzarono con sicurezza la parola, utilizzando – in area rispettivamente luterana, anglicana e calvinista – i termini “Zauberin”, “witch” e “sorcière”». Ecco come nacque la “caccia alle streghe”: «scomparvero così gli “stregoni”, restarono solo delle donne, in genere confezionatrici di filtri e operatrici di aborti, indovine e maliarde lontane dalla “grande” magia sapienziale e cerimoniale e tanto meno da quella “naturale”». Il fenomeno si basava sulle Scritture, ma anche sui testi diVirgilio, Orazio, Lucano, Ovidio, Petronio e Apuleio.
Si parlava di “volo magico notturno” di queste donne, che però «gli ecclesiastici del pieno medioevo avevano a lungo considerato una fiaba da donnucole», ma si diffuse invece come sospetto «verso la fine del medioevo e l’inizio dell’età moderna, -complice anche la grande depressione che l’Europa dovette affrontare tra XIV e XVII secolo – nell’immagine della strega, oggetto di fobìe e di condanne che tuttavia non rappresentano tanto una “eclisse” della ragione quanto il risultato del convergere della filosofia e della scienza scolastiche e della “razionalizzazione” dei supposti poteri del demonio con la tesi che si fosse andata stabilendo una perfida congiura tra il demonio e alcuni esseri umani malvagi che gli erano devoti, vòlta alla rovina dell’umanità».
Lo storico Cardini ha dunque confermato che questa credenza «ha quindi poco di medievale, ma ch’è anzi propria semmai del Rinascimento e destinata a divenire una “struttura” della Modernità». «Altro, dunque, che “tenebre del medioevo”; altro che “secoli oscuri”», scrive. La storica Marina Montesano, nel suo libro, dimostra invece come «“caccia alle streghe”, crisi socioeconomica protomoderna e costruzione dello stato assoluto sono rigorosamente collegate tra loro in una logica di «individuazione del nemico collettivo » che è caratteristica anche se non strettamente esclusiva della Modernità». E’ lo stesso fenomeno del complottismo, delle “sètte” nemiche del bene comune, un “nemico collettivo” da individuare che sempre serve nei momenti di crisi socioeconomici, come accadde con le «“purghe” staliniane, e i processi maccartisti per “antiamericanismo”».