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Lo straniero di camus e l'altrove mediterraneo

Creato il 11 novembre 2013 da Antonella Di Pietro @Antonella_Di_Pi

LO STRANIERO DI CAMUS E L'ALTROVE MEDITERRANEO
"Il rumore delle onde era ancora più pigro, più ritmato che a mezzogiorno. Era quello stesso sole, quella stessa luce nella stessa spiaggia, che ora si prolungava qui. Erano già due ore che la giornata non avanzava, due ore che aveva gettato l'ancora in un oceano di metallo fuso". "E' allora che tutto ha vacillato. Dal mare ha rimontato un soffio denso e bruciante. Mi è parso che il cielo si aprisse in tutta la sua larghezza per lasciar piovere fuoco". Albert Camus

È in questo sudario mediterraneo che si matura la tragedia di Meursault, "lo straniero" di Camus, che uccide "rompendo l'equilibrio del giorno". Un colpo secco e assordante che sembra liberarlo "dal sudore e dal sole". Meursault uccide un uomo che neanche conosce e lo fa senza rabbia, senza un motivo apparente, ma è come se la tragedia debba compiersi perché l'insopportabile immobilità dell'aria sia rotta, perché la giornata riprenda ad "avanzare". 
Perché infine le onde del Mediterraneo riprendano il loro ritmo e Meursault possa ritrovare ''l'ombra e il riposo dell'ombra". Ma gli altri quattro colpi che l'uomo "batte sulla porta della sventura", sparando freddamente sul cadavere, ci portano al di là della tragedia, oltrepassano il confine delle emozioni perché non c'è niente che possa spiegarli. O forse sono proprio quei quattro proiettili che ''s'insaccano" nel corpo del morto "senza lasciare traccia" che ci faranno capire la tragedia di Meursault: la sua totale estraneità all'universo che lo circonda e alla religiosità dell'esistenza.
Sarà soltanto nel momento in cui la morte "batterà su di lui", che l'uomo si aprirà alla "dolce indifferenza del mondo" e lo scoprirà "simile" a lui. Che si accorgerà dei "segni e delle stelle" nel cielo, della bellezza di dò che senza saperlo lo ha reso e lo rende ancora felice. Sembra quasi che per Camus ci sia un percorso obbligato per arrivare a scoprire il "gusto trionfante della vita" che è il vero Mediterraneo. 
L'altrove Mediterraneo, quello della tragedia greca, non quello ordinato e classico latino-romano. Ed è un percorso che inizia con la morte, con uno sconvolgimento del quotidiano, di un'esistenza portata avanti senza sospetto di altro da sé. Un prendere coscienza che la bellezza di questa parte di mondo può essere insopportabile al punto da portarci a soluzioni estreme. E tutto senza che l'individuo possa cambiare le cose.
Prof. Giuseppe Campione


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