Massimiliana Bettiol – Marina – Olio su tela
LO STUPORE
Lava che ribollendo brucia ustiona
Non cauterio salvifico ma piaghe
Salnitro amaro che s’incista
A mezzo dentro il ventre
A scisti a scavare latomie
Tenebrosi cunicoli di rabbia
Rauca cacofonia dall’occhio insonne -
Contemplo la rovina col distacco
Del perdono – che è un bel vincer di guerra
E’ l’aurea regola
Che nutre pianure late
Orizzonti immemori-
Le pietre gridano nomi dalle tombe
Il suono stride nella coclea
Erode immagini vacilla -
E’ lo stupore il segno che delimita
La corrosione – sanatore munifico -
Sottrae la grevità dissolve zolle
Tettoniche s’infiltra come vento
Tra le lenzuola stese
Cancellando il corrotto fetore dell’assenza
Di anime perdute
E lo metamorfizza in vapori vibratili
Lievi e veloci come sguardo angelico
Come pulviscolo di ali di farfalla -
Benedetto sia tu stupore aereo
Per la tua leggerezza di guerriero
Fedele baluardo alla morte seconda -
(C)2014 by Francesca Diano TUTTI I DIRITTI RISERVATI