“Noi sogniamo, ricordiamo, anticipiamo gli eventi, speriamo, ci disperiamo, amiamo, odiamo,
crediamo, dubitiamo, pianifichiamo, sparliamo e impariamo in forma narrativa”
(Carol Westby)
Da piccolissimi, iniziamo a raccontare chi siamo e cosa facciamo. Mi sono sorpresa qualche giorno fa a sentire mia figlia costruire una piccolissima storia al telefono con la nonna. Sono state solo quattro parole, ma hanno svelato alla nonna la sua meraviglia per quella giornata, il suo entusiamo per i giochi in acqua, la voglia di tornare a giocare. Quattro parole tessute insieme bene, dette senza suggerimenti o richieste, piene di vita e emozioni.
Raccontare una storia non è mai semplice, raccontare la propria storia diventa sempre più complicato. Le ricerche ci dicono che i bambini e le bambine iniziano quest’avventura intorno ai due anni: si tratta di un percorso complesso che testimonia anche la loro scoperta di una comunicazione fatta di emozioni, di vissuti, di relazioni. Inizialmente, infatti, i bambini fanno prevalentemente richieste, domande e sanno dare ordini, ma il repertorio delle azioni linguistiche non è ancora completo intorno ai sette anni. Con la narrazione delle storie, quello che i bambini scoprono è che possiamo usare il linguaggio per condividere eventi passati con persone che non erano presenti, raccontare le emozioni e costruire relazioni di amicizia.
Negli anni che precedono la scuola, la narrazione delle storie diventa uno strumento sempre più importante per conoscere se stessi e gli altri. Negli anni della scuola, la narrazione è alla base di molte attività di studio e di verifica.
Le attività di supporto a questa abilità possono essere molto importanti e anche molto divertenti. I bambini e le bambine, tra i due e i cinque anni, possono essere in grado di svolgere tre tipi di compiti narrativi:
- il racconto di vissuti personali, come una gita o una mattinata a scuola;
- il riassunto delle storie dei loro libri per bambini;
- la creazione di storie inventate.
E’ importante che ci sia la presenza, anche alternata, di tre elementi:
- la narrazione di eventi e fatti, senza riferimento ai sentimenti dei protagonisti;
- la riflessione sugli stati interni dei protagonisti, cioè il riferimento alle loro intenzioni e desideri;
- la narrazione di fatti personali vissuti dal bambino.
Quali sono i criteri per identificare i progressi o le difficoltà dei bambini? Una narrazione si può definire buona se non ha bisogno di suggerimenti visivi o aiuti da partedell’adulto, se vengono citati i vari protagonisti e viene riferita la struttura di fondo della storia, che di solito ruota intorno ad un problema e alla sua risoluzione. La storia deve contenere solo le informazioni rilevanti ed essere organizzata in modo da essere comprensibile anche a chi non la conosce già. Ci sono ovviamente molti modi di riferire una stessa storia e il passo successivo può essere utile per costruire un percorso di miglioramento.
Quali sono altre competenze che si possono sostenere? La storia può essere più ricca dal punto di vista sintattico se si usano forme verbali al passato e pronomi. La fluenza nella narrazione può essere conquistata ripetendo più volte uno stesso compito; il vocabolario si arricchisce andando a cercare la definizione delle parole nuove e usandole in altre frasi; l’adulto, se lo crede opportuno, può fare delle domande per stimolare i bambini ad arricchire la storia o aggiungere particolari.
Questi compiti possono essere molto complessi per bambini che soffrono di ritardi mentali oppure di autismo: per loro sono stati progettati degli interventi di sostegno che si sono rivelati efficaci nel migliorare le capacità narrative e quindi le interazioni sociali che le prevedono.
Per tutti, “lo sviluppo della competenza narrativa deve essere quindi riconosciuto come un fattore di crescita fondamentale nei processi maturativi, sia in quanto assicura un adeguato controllo di funzioni cognitive complesse, sia per il suo possibile ruolo protettivo nelle situazioni nella quali la continuità esistenziale del Sé è sotto minaccia, come accade a seguito di eventi catastrofici, traumatici o logoranti (abuso e maltrattamento, discriminazione)” (A. Preti, 2004).
Per approfondimenti
Come insegnare ai bambini a raccontare una storia
TED Conference del Premio Nobel per l’Economia Daniel Kahneman
Narrative Skills: su slideshare, in inglese, consigli pratici di guida allo sviluppo della competenza narrativa
Lauren Franke. “What Did You Do at School Today?” Strategies for Teaching Story Retelling and Personal Narratives to Children with Complicated Language Problems