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Lo Zambia vince la coppa d'Africa: "Non possiamo perdere nella città dove sono morti i nostri fratelli"

Creato il 28 marzo 2012 da Calcisulcalcio

E LA RESE SPECIALE... - Lo Zambia vince la coppa d'Africa:
La storia è stata riscritta, nel giorno dell'amore trascorso da poco più di un mese, lo Zambia vince la coppa d'Africa interrompendo lo strapotere dell'Egitto, vincitore delle ultime 3 edizioni.
E' la prima volta per lo Zambia, una nazione intera in festa, e forse come dicono i Chipolopolo (letteralmente “proiettili di rame”), era stato già scritto.
La finale giocata a Libreville, capitale del Gabon, ha avuto sapore agrodolce già dalla vigilia, perchè il 27 aprile di 19 anni prima, proprio lì, si era schiantato l’aereo che trasportava la nazionale al completo, morti tutti i 25 passeggeri: 18 giocatori e 5 membri dell’equipaggio, a 500 metri dalla capitale del Gabon, inabissati in mare.
Lo Zambia aveva molto di più di una coppa in palio, doveva onorare la scomparsa dei suoi fratelli, e grazie anche agli spiriti di quei fratelli, tutto è stato possibile. Già perchè la finale ha avuto dell'incredibile, impegnati contro i favoritissimi e strapagati ivoriani capitanati da Drogba, i chipolopolo sono riusciti con un tattica difensiva perfetta a mantenere lo 0-0 nei 120' e poi a trionfare per 8-7 ai calci di rigore, richiando anche di colpire anzitempo in contropiede.
Ma dove gli spiriti dei defunti compagni hanno messo lo zampino?
E' molto semplice...durante i tempi regolamentari Didier Drogba ha sbagliato un calcio di rigore, proprio lui che di solito non sbaglia. Rigori fondamentali anche per assegnare la coppa, dove un altro rigorista, Gervinho, sbaglia quello decisivo.
Tra mito e gioia, tra radici e cultura, lo Zambia compie un miracolo calcistico, che resterà per sempre nella storia. Non sappiamo di preciso se sia stata fortuna, protezione dall'alto, tattica perfetta e contropiede, o se realmente era già scritto nel destino di questa coppa d'Africa, ma una cosa è certa questa gara ha reso speciale questa nazionale.
di Cristian Amadei


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