Shapiro è un corridore e un insegnante di filosofia americano. In questo saggio parla, più che delle difficoltà fisiche nella corsa, delle difficoltà mentali: dei freni che ci impediscono di iniziare, delle immagini mentali che ci rallentano o ci fanno fermare mentre corriamo, della dukkha (=sofferenza) che ci travolge prima della gara e quando siamo bloccati sul divano per un infortunio…
Il suo approccio è solo apparentemente facile: se può sembrare easy la corsa contando i passi del solo piede sinistro, in realtà il raggiungimento della completa consapevolezza nell’atto di appoggiare il tallone a terra è – almeno per me – molto difficile.
Una cosa è mettersi davanti a una candela e concentrarsi sul respiro; tutt’altra cosa è concentrarsi sul respiro quando… il respiro lo hai perso per strada!
Il libro è comunque piacevole, per chi inizia a correre, anche perché Shapiro non tace sulle sue difficoltà, sui suoi infortuni e sulle rognette che la corsa gli ha causato in famiglia.
Per di più, lungo tutto il saggio ci sono le massime del Buddha; alcune mi erano del tutto nuove.
Non credo in un destino che colpisce le persone comunque agiscano. Ma credo in un destino che li colpisca a meno che non agiscano.
Ci sono solo due errori che si possono fare nel cammino verso la verità: non andare fino in fondo e non iniziare.
Non sarai punito per la tua rabbia. Sarai punito dalla tua rabbia.