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Innanzitutto scrivo quando il festival deve ancora concludersi (in questo momento mi sto perdendo la conversazione con tanto di Pardo alla carriera a Renato Pozzetto) e lo faccio senza fare considerazioni varie su chi per me avrebbe dovuto vincere o quale film era più meritevole e quale meno. In primis perchè ho vissuto la rassegna in maniera diversa, puntando agli incontri con gli autori e alle retrospettive. In secondo luogo perchè ho visto davvero poco, da cui la visione monca, non solo per il mio pseudonimo. Se dall'1 all'11 agosto passate da Locarno noterete che in piazza grande c'è uno schermo enorme (il più grande d'Europa) e 8000 posti a sedere. Noterete anche che la città è particolarmente leopardata. E' periodo di festival, ma cos'è e che si fa? Il piatto forte è il concorso internazionale con film inediti da tutte le parti del mondo che si danno battaglia per il Pardo d'oro. Poi ci sono i cineasti del presente, quei giovani registi alla loro opera prima o al massimo la seconda. I fuori concorso, come in ogni festival, quelli denominati Piazza Grande, prime visioni internazionali di sicuro successo al botteghino (non lo so, quest'anno c'è Magic Mike di Soderbergh o Bachelorette che arriveranno da noi in autunno), i Pardi di domani dedicata ai cortometraggi di artisti emergenti e infine Open doors per il cinema di quei paesi in via di sviluppo. Da non dimenticare gli incontri con gli autori, gli speciali sui film d'epoca e le retrospettive e gli omaggi.
Argomenti vari: La retrospettiva su Otto Preminger. Sono un grande fan del regista tedesco ed è stato magnifico avere la possibilità di vedere e rivedere quasi tutti i suoi film al cinema, sul grande schermo, in versione originale sottotitolata. Vertigine, Anatomia di un omicidio, L'uomo da braccio d'oro, Sui marciapiedi, Bonjour tristesse etc... tutti i suoi film migliori, tutti grandi capolavori accolti a fine visione da scroscianti applausi di un pubblico di tutte le generazioni e nazionalità. Avendone visti gran parte, ho puntato a colmare quei buchi che avevo godendomi Tempesta su Washington, un ottimo thriller "fanta"politico piuttosto forte, e il più divertente e spensierato musical Bellezze rivali con una meravigliosa Jeanne Crain. Era una vera e propria festa dedicata a Preminger con tavole rotonde dedicategli, libri sparsi in tutte le librerie e conversazioni post visione dirette da grandi critici. Il giusto modo per ricordare uno dei più grandi, più prolifici e più poliedrici registi della storia del cinema. *Il giorno dell'anniversario della morte di Marilyn, per caso o volutamente, era in programma La magnifica preda. E la coda arrivava fino al confine con l'Italia.
Una conversazione con Johnnie To. To è nella mia top 5 personale dei registi in attività preferiti. Capace di sfornare quasi due film all'anno e incapace soprattutto di farne brutti, il regista di Hong Kong è una vera certezza nel panorama cinematografico attuale. E' stata una gioia vederlo dal vivo, sentirgli raccontare la sua storia e il suo modo di fare per poi finire in un cinema li vicino a rivedersi Election, uno dei suoi più belli. Peccato che la qualità della conversazione, gestita da Julien Gester, sia stata di stampo scolastico con domande banali o poste male e, ancora peggio, che le risposte di To siano state tradotte alla bene peggio dal suo traduttore che, a detta mia e non solo, lo rendevano piuttosto insipido e stupidotto. Devo imparare il cinese basta!
Roger Avary, il giurato. E' stata una grande sorpresa. Non lo conosco bene come i due sopra citati, anche perchè ha fatto davvero poco, e lo conoscevo più che altro come scrittore, a fianco dell'amico Quentin. Si è rivelato un simpaticone, molto a modo, pieno di aneddoti divertenti (la casa posseduta, l'amico morto che ha visto per strada, il suo viaggio a Parigi) oltre che raccontare la realizzazione dei suoi Le regole dell'attrazione e Killing Zoe, e della sua profonda amicizia con Bret Easton Ellis. Molto simpatico, disponibilissimo e quando iniziava a parlare potevi stare li per ore. Un grande affabulatore.
Boa sorte, meu amor. Il film che non ho visto. Purtroppo sono arrivato con discreto anticipo ma sala era ormai piena. Peccato perchè sembrava molto meritevole, e chissà che il successo di pubblico non lo abbia confermato, con quel bianco e nero di classe e una storia accattivante. Spero di vederlo a breve comunque.
Quelques Heures de Printemps di Stèphane Brizè. Presentato in anteprima mondiale davanti agli 8000 spettatori presenti, e introdotto dallo stesso regista e dal cast presenti per l'occasione. Racconta del difficile rapporto tra un figlio, appena uscito da galera per un reato minore, e una madre malata che ha già deciso di terminare il suo dolore grazie al suicidio assistito in Svizzera. Un dramma molto ben girato e particolarmente asciutto, uno stile che ne accentua il realismo e quindi il dramma. E' un pugno nello stomaco ma a rallentatore, perchè ti guida verso quell'inesorabile fine. Gran parte del successo lo deve alla coppia di attori Vincent Lindon-Hélène Vincent, veramente spettacolari, soprattutto durante una lite dove lui fa letteralmente spavento e lei sembra davvero terrorizzata. Molto molto bello, si spera possa trovare una via verso le nostre sale o almeno una traduzione che ci possa portare il DVD.
Organizzazione. Facile orgnaizzare un festival di ridotte dimensioni in un paese non troppo grande. Ma molto più facile fare le cose male e disorganizzate. A Locarno non è successo questo. Grande cura nella preparazione di ogni evento, una corretta programmazione di tutti i film presenti (se per caso non si poteva vedere uno perchè allo stesso orario di un altro, c'erano più possibilità per ogni film di essere visto), una notevole scelta di ospiti, oltre a quelli citati vale la pena di ricordare Gael Garcia Bernal, Eric Cantona, Ornella Muti, Valerio Mastandrea, Elio Germano, Harry Belafonte, Ben Wheatley, Charlotte Rampling etc... E senza dimenticare un prezzo ragionevole che ha permesso di non vedere sfumare tutte le mie ultime finanze. Complimenti quindi a Olivier Père, direttore dal 2009, e persona-critico di grande valore e a Locarno, piccola ma ricca di cinema e spazi dedicatigli durante il periodo.
Un ultima menzione particolare va a Federico Buffa, giornalista di basket di Sky, che stimo e venero da una vita, presente, anzi onnipresente e preparato su qualsiasi cosa. Se prima lo volevo come padre, ora lo voglio come dio personale.
Insomma, mi pare ovvio dire, ci vediamo di sicuro ancora l'anno prossimo Locarno.
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