Magazine Diario personale
In Love si suppone una improvvisa scomparsa dell'umanità. Non ci viene detto se si tratta di una guerra, una pandemia, o chissà cos'altro. All'inizio sembra che il fenomeno sia sotto controllo, poi all'improvviso tutto tace. Il film viaggia attraverso gli stati di razionalità, rabbia, depressione, follia, allucinazione, rinsavimento di un uomo abbandonato a sé stesso, chiuso in un ambiente isolato. Lentamente, l'unico motore che lo fa andare avanti è l'istinto di sopravvivenza. Un viaggio nella mente e nel corpo, un vero e proprio viaggio allucinante.
Il film, per certi versi, mi ha ricordato sia 2001 Odissea nello Spazio, sia Solaris. I concetti base sono i medesimi. Il conflitto interiore della psiche umana in condizioni di isolamento. Ma se nei due film che cito è una entità esterna che proietta l'uomo oltre la sua fisicità, qui avviene tutto in una sorta di metamorfosi autoindotta. La musica, una splendida colonna sonora, è il gancio trainante di questa evoluzione/mutazione/implosione. Un po' come avviene a Jack Torrance in Shining. Ma anche in quest'ultimo film esiste uno stimolo extracorporeo, benché sovrannaturale.
Certo... per realizzare il film si sono presi alcune licenze descrittive, tra cui - quella fondamentale - di far scomparire il veicolo di emergenza - ovvero unaa Soyuz modificata appositamente - sempre ancorata alla ISS e in standby permanente, così da poter garantire una via di fuga in caso sia necessario abbandonare la ISS in fretta e furia.
Ma questi sono dettagli secondari... Si tratta di una pellicola davvero meritevole, vincitrice di molti premi, e che vi consiglio di non perdere.
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Postato da Blogger su Look... This is Just me! il 2/05/2014 09:30:00 AM
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