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Lost Souls, loro non ce l’hanno fatta

Creato il 02 febbraio 2011 da Basketcaffe @basketcaffe

copertina_lostsoulsStorie di perdenti, di gente che nella vita purtroppo non ce l’ha fatta o che non è riuscita a sviluppare tutto il suo potenziale (o forse meglio dire non ha voluto). Storie di Rucker Park, “The Cage” a West 4th Street di Manhattan, Foster Park di Chicago, Soul in the Hole di Brooklyn, tutti playground dove queste Lost Souls hanno giocato, o meglio dire dominato, anche i professionisti della NBA, quelli che a differenza loro ce l’avevano fatta.
Storie di vita difficile fatta di degrado, droghe, alcol, soldi, prigione e tanto ma tanto talento, spesso buttato via!

Impossibile dire tra le 35 storie di Lost Souls quale sia la più bella perchè ognuna racconta uno spaccato degli Stati Uniti che di solito non si raccontano in televisione, nei film o nei libri, zone e momenti storici che gran parte della gente non conosce, se non quelli veramente malati di questo giochino che si fa con un pallone a spicchi. Christian Giordano è uno di questi, giornalista professionista di Sky Sport24, è soprattutto un amante del basket, collabora con Guerin Sportivo, American Superbasket, Repubblica (Bologna) e l’agenzia inglese Sport Media Solutions e ci ha già deliziato con alcuni libri sul nostro sport preferito: “Michael “Air” Jordan” (1998), “Centodieci storie di basket” (2001), “The unforgettables. I grandi di sempre della NBA” (2002).

Destroyer” Hammond, “Helicopter” Knowings, “Fly” Williams, Earl “Goat” Manigault, “Pee Wee” Kirkland, “Swee’Pea” Daniels, “The Animal” Adams, Mr. Everything” Staggers. Questi sono alcuni dei protagonisti delle storie raccontate. E’ un libro per cui consiglio una doppia lettura, la prima veloce la seconda lenta. Si comincia a leggere una storia e si corre sulle parole perchè si vuole sapere com’è andata a finire, perchè questo o quello non è riuscito ad approdare nella NBA nonostante il talento a disposizione; così chiusa una storia si comincia a fagocitarne un’altra, sempre alla velocità della luce, perchè il libro è scritto bene e non ti lascia ne tempo ne voglia di fermarti. La seconda lettura invece deve essere più riflessiva, così da capire bene i nomi dei protagonisti, i luoghi della loro infanzia e dove hanno iniziato a far canestro la prima volta, perchè se da una parte la scrittura è rapida, dall’altra è pregna di informazioni che non potete trovare scritte da molte altre parti, e quindi la seconda lettura va gustata, lentamente, e vanno assimilate le nozioni che Giordano ci offre.

Per chiudere un estratto della prefazione del libro, scritta da Federico Buffa, probabilmente il numero uno per queste storie in Italia:

Conosco Lost Souls, perché conosco le lost souls. Se lo state per leggere è perché siete anche voi morbosamente attratti da chi è passato col rosso nella vita e aveva il talento e la non comprensione di quello che li circondava per farlo. O magari perché – se Dio vuole – le loro storie non si vedono su YouTube e ci costringono ancora a farsi immaginare.
Ho letto tutte le storie e ho pensato che a Christian non interessi l’onirico, ma la narrazione fluida e documentata che resta con chi legge e lasci a noi immaginare il resto
.”


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