Tutti sanno che tra Cristo e la ricchezza non corre buon sangue, tanto che Gesù stesso ha detto che bisogna scegliere tra Lui e la ricchezza. Ma è in Luca 6,24 che affiorano le ragioni profonde del contrasto, allora leggiamolo: “ Guai a voi ricchi perché avete già la vostra consolazione”. Prestate attenzione alla ragione di quel “guai”. Gesù non dice perché siete ingiusti, avidi, sfruttatori o ladri. Noi potremmo dirlo, ricorrendo al senso comune, talvolta purtroppo alla mera evidenza. Gesù parla invece di consolazione, entra cioè nel profondo, descrive il legame affettivo che s’istaura tra il possessore di denaro e il denaro stesso. Sembra che Gesù conosca ciò che a noi è precluso: il cuore di un ricco, anzi, stando al versetto, di tutti i ricchi, profondamente legato a un tesoro di cui sono gelosi e con il quale hanno un legame affettivo primario e straordinariamente profondo tanto che esso costituisce la loro consolazione.
Infatti chi ci consola se non un amico sincero? A chi ci rivolgiamo nel bisogno se non a lui? Ecco allora che la questione affettiva emerge a tutto tondo in tutta la sua carica emozionale: il denaro come loro gioia, compagnia, sicurezza e forse anche tenerezza. Non siamo più quindi su un piano sociale, ma psicologico, che non distingue più tra ricchezza giustamente e onestamente accumulata o ereditata, ma che accomuna tutti coloro che possiamo definire ricchi. Non è più un fatto di giusto o ingiusto perché Cristo mette tutto sullo stesso piano e ci dice che è impossibile non affezionarsi al denaro. E’ impossibile non riporre in lui tutte le nostre sicurezze. E’ impossibile sfuggire al suo abbraccio.
Del resto come potrebbe essere uguale la vita di un povero a quella di un ricco? Sì a parole ci viene facile dire che è sufficiente per i ricchi essere poveri nello spirito ma vallo a dire a colui che giovanissimo non ha i soldi per il dentista e deve sorridere, perché è umano e spontaneo sorridere anche se non si hanno i denti. Vai a dirgli che colui che può permettersi impianti costosissimi e sfoggiare, nonostante la stessa piorrea, un sorriso perfetto che sono entrambi poveri perché ciò che conta è lo spirito. Al primo non rimane che rivolgersi a Dio, al secondo al suo denaro, L’uno non può che bussare alle porte del cielo, all’altro andare allo sportello o mettere mano alla carta di credito. Se il povero è esaudito ringrazierà Dio, il ricco ringrazierà il suo denaro. Ognuno sarà riconoscente a colui che l’avrà aiutato.
No, in Luca 6,24 non si pone il problema se esista o meno una ricchezza di cui andar fieri, non si pone neppure la questione se possa esistere una ricchezza benedetta , ma si pone una sottile questione psicologica che non distingue gli onesti dai disonesti, ma una storia d’amore dall’altra.