Il movimento No Tav, indipendentemente dall’essere d’accordo o meno con i motivi della protesta, non brilla certo per atteggiamenti capaci di attirare su di sé moti di simpatia anche al di fuori del gruppo dei propri tradizionali sostenitori. Anche l’ultima occasione per smentire questa sensazione di fondo è stata malamente buttata al vento. Il livello più generale della vicenda occupa da due giorni le prime pagine di tutti i giornali nazionali, online e di carta.
Lunedì 27 febbraio il 37enne Luca Abbà, uno dei leader della protesta nonché proprietario di uno dei terreni oggetto di esproprio da parte della società che dovrà effettuare i lavori del cantiere Tav a Chiomonte, in Val di Susa, è salito su un traliccio dell’alta tensione a scopo dimostrativo (per protestare contro lo sgombero della baita Clarea, da mesi punto di riferimento per gli attivisti del movimento) ma, toccando uno dei cavi, è stato colpito da una forte scossa ed è caduto da un’altezza di circa 10 metri: a quel punto è stato trasportato tramite elisoccorso all’ospedale Cto di Torino in gravi condizioni, con diverse fratture e ustioni in varie parti del corpo.
Nel pomeriggio di lunedì, però, come riportato dalla Stampa, alcuni militanti No Tav avrebbero minacciato e aggredito il giornalista Marco Accossato e il fotografo Giorgio Nota proprio fuori dal pronto soccorso del Cto, dove i due lavoratori del quotidiano torinese si erano recati per documentare le condizioni di salute di Abbà. Una volta giunti sul posto, però, sarebbero stati mandati via in modo piuttosto violento. Il Cdr del quotidiano ha immediatamente condannato l’episodio “che ha impedito a due lavoratori di svolgere il proprio mestiere” esprimendo solidarietà ai colleghi colpiti e ha voluto denunciare “l’atteggiamento con cui un gruppo di persone decide chi deve seguire un fatto e chi no, impone la sua scelta con la violenza, impedisce l’agibilità di luoghi pubblici. Episodi del genere ricordano dinamiche che speravamo sepolte da tempo”.