Ricordo di lui un concerto favoloso a Cagliari, negli anni 70: presentava quel suo lavoro che, mi pare, si intitolasse “anidride solforosa” o qualcosa del genere. Istrione inimitabile, criticava la Borsa, sin da quei tempi lontani; grande parodia dell’avv. Agnelli; ritratto in musica di Tazio Nuvolari, il modenese più veloce del vento, che guidava in formula uno negli anni trenta e quaranta; poi venne il mare (com’è profondo il mare!), il grande bonetti, trasfuga confuso da pensieri tailandesi (e non solo, suppongo) tra Berlino e Bologna (con quella immagine stupenda espressa in versi musicali: “non so se hai presente una puttana, progressista e di sinistra? A parte lo stivale e la pelliccia… non ragionava male…ecc); sino al suo capolavoro immortale, inimitabile, irraggiungiubile, eterno “Caruso”, grande musica, versi profondi.
Non sapevo che avesse conosciuto anche Padre Pio! ci andava con la mamma, sartina, molto devota; si confessava prima, perché aveva paura di vuotare il sacco davanti a quel grande spirito, così burbero e ruvido, da incutergli timore (e non solo reverenziale). Grande Lucio!
Poi lo sognò, quella notte di settembre del 1968, mentre a Parigi viveva ancora l’ebbrezza del 68 parigino.
Corse a San Giovanni Rotondo, giusto in tempo per l’ultima confessione, l’ultimo sguardo in quegli che sapevano di infinito, di magico, di eterno!
Il giorno dopo morì, Padre Pio, già in odore di santità.
Ora é morto anche Lucio! E chi crede, come me, in una vita oltre queste misere contese terrene, spera ed é sicuro che i due grandi gioiscono insieme, tra le anime immortali.