Vittima innocente delle spietate brame di potere del padre, il cardinale Rodrigo Borgia, divenuto poi papa Alessandro VI, e del fratello, il terribile Valentino, o leggendaria amante incestuosa e spietata avvelenatrice? La figura di Lucrezia Borgia è fra le pių controverse e falsificate del nostro Rinascimento e La7 le dedica un documentario nel tentativo di rivalutare e far conoscere un simbolo chiave della dinastia dei Borgia.
Da sempre gli storici si arrovellano nella ricostruzione della figura di Lucrezia, tra le più controverse e falsificate del nostro Rinascimento e i dubbi dopo 500 anni si dimostrano più resistenti di qualsiasi prova contraria, facendone una delle icone più torbide e affascinanti dello scenario storico che fece da sfondo alle travagliate vicissitudini della sua vita.
Papa Alessandro VI, per 11 anni, su trono di Roma userà come nessun altro mai, i propri figli per rafforzare il potere della Chiesa e dei Borgia. Ambizioso, ricco, arrivato in Italia a seguito dello zio, il Papa Callisto III, fa carriera nel Vaticano e nel mondo femminile romano. Una però, Vannozza Cattanei, resterà per ben sedici anni al suo fianco, come amante, (sostituita solo dalla bella, Giulia Farnese) e dalla quale oltre a Lucrezia, avrà, Cesare, Juan e Joffrè. Lucrezia è figlia di un cardinale, poi Papa, fede e calcolo politici sono mescolati strettamente in un’ epoca dove una figlia è una carta da giocarsi con accortezza. In uno Stato, solo di nome, dove anarchie e violenza feudatarie sono all’ordine del giorno. Rodrigo Borgia, riuscirà ad attuare una politica di accentramento e darà un senso alla parola Stato Pontificio. Dietro di se, i Borgia lasceranno lutti e splendori ma anche una leggenda nera tra realtà e immaginazione di cui la vittima più incolpevole fu proprio Lucrezia.
Pur assecondando le brame di potere e i giochi dinastici del padre e del fratello, fidanzata e moglie a tredici anni, per procura e per ragioni politiche, divorziata per le stesse ragioni, venne data in moglie prima a Giovanni Sforza, poi ad Alfonso d’Aragona, duca di Bisceglie, suo grande amore, ma ucciso barbaramente dal fratello Cesare, a causa di un cambio di alleanze voluto dal Papa. Seppe sempre destreggiarsi con abilità tra le circostanze di un destino che altri avevano scelto per lei.
A partire dal suo terzo matrimonio, quello col Duca di Ferrara Alfonso I d’Este, nel 1501, Lucrezia, a soli 21 anni, iniziò una nuova vita, quella definitiva. Una vita tranquilla, di corte, dove come altre grandi dame dell’epoca venne celebrata dai poeti (come Bembo e Ariosto), fu amata dal marito e diede al mondo ben sei figli. L’ultimo parto le fu fatale, a soli 39 anni. Una fine straordinariamente normale – per i tempi – per una donna che avrebbe visto la propria fama nei secoli a venire legata ai veleni e alla lussuria. Una vita segnata nel bene e nel male da molti uomini. Ma fu anche una donna dalle capacità politiche e diplomatiche. Assumerà una posizione di assoluta preminenza, adattandosi agli incarichi di governo, lasciati vacanti dal marito, sempre in guerra, e amministrando con grazia e fascino una vita cortigiana colta e raffinata, sfarzosa, ma anche da caritatevole. Il popolo ferrarese la amò tantissimo e Ferrara fu l’unico luogo dove non venne considerata l’avvelenatrice scaltra. La sua leggenda come si era creata fu dissolta con il suo operato. Ne emerge così una figura femminile emendata da colpevoli eccessi, finalmente riconsegnata alla storia nella pienezza del suo ruolo di protagonista del suo tempo.La leggenda la vuole bellissima, perfida, cinica e assassina. La Storia ne conserva invece un ricordo decisamente migliore: Lucrezia Borgia non fu certo un angelo ma fu una donna costretta dagli uomini della sua famiglia a subire scelte anche dolorose. Un originale rilettura di Lucrezia, nell’intento di sottrarla al racconto tradizionale e alla condanna morale, restituendocela come una donna determinata, partecipe delle vicende politiche del suo tempo. O forse, solo una donna che cercò di sopravvivere, nel tentativo, umano, di accedere all’amore e alla felicità.