Una raccolta jazz senza rumori, pulita e asettica, senza grosse pretese nella selezione delle registrazioni. Solo qualità del suono. Questo l’intento della Storyville, che nel 1992 diede alla luce The Luis Russell Collection, 1926-1934: 24 brani, di cui uno solo inedito, di uno dei pianisti e bandleader più importanti del New Orleans Jazz.
STORIA. Quando nel 1929 il pianista Luis Russell, cresciuto a Chicago all’ombra di King Oliver, si trasferisce a New York, in un anno o poco più darà vita al picco più alto della sua carriera jazz. È infatti nel biennio 1929-30 che Russell, da direttore d’orchestra oltre che pianista, inciderà le sue registrazioni di maggior successo. Grazie all’innesto di solisti come il trombettista Henry “Red” Allen, il poliedrico trombonista J.C. Higginbotham, il clarinettista Albert Nicholas e l’amico Charlie Holmes, insieme con quello che era probabilmente (grazie al bassista Pops Foster e il batterista Paul Barbarin, capostipite della scuola di New Orleans) la parte migliore del ritmo del periodo.
IMPORTANZA. Questa raccolta, che racchiude una forchetta di tempo più ampia, dal 1926 al 1934, sembra concentrarsi maggiormente sui periodi pre e post successo. Del biennio ’29-’30 resta una sola sessione di quel periodo. Tre registrazioni sotto il nome Luo And His Ginger Snaps, e altre quattro con la Luis Russell And His Orchestra, dove compare anche Vic Dickenson alla voce. La prima parte delle registrazioni, avvenute a Chicago il 10 marzo 1926 e il 27 novembre dello stesso anno, è quanto meglio potesse offrire il jazz di Chicago in quel periodo. Ci sono J. C. Higginbotham, Albert Nicholas, Charlie Holmes, Teddy Hill, Pops Foster, Paul Barbarin, oltre che Luis Russell. Tutti musicisti che solo tre anni dopo parteciparono ad una serie di registrazioni con Louis Armstrong.
SENSAZIONI. La pulizia del suono (leggi curiosità sotto) dà la sensazione di uno stacco netto tra le prime registrazioni del 1926 con i Russell’s Hot Six e con gli Heebie Jeebie Stompers, e quelle di tre anni più tardi del 1929. Nei primi emerge il classico hot jazz di New Orleans e Chicago, con i cornettisti George Mitchell e Bob Schoffner, Kid Ory o Preston Jackson al trombone, Darnell Howard al clarinetto, Russell al piano. La presenza più importante è quella di Barney Bigard al sax alto, secondo solo a Coleman Hawkins in quel periodo. La parte centrale si appiattisce in registrazioni parallele a quelle che faranno del biennio ’29-’30 quello di più alto respiro per Russell. Il cd si chiude con sei titoli del repertorio del 1934, dove non va sottovalutato il dinamico cornettista Rex Stewart (quello di Ol ‘Man River).
CURIOSITA’. Nel disco ci sono due titoli doppi: Sweet Mumtaz, The Way Ho loves Is Just Too Bad (quest’ultima inedita). Si tratta di coppie di registrazioni. Anche se questa raccolta si distingue dal resto delle altre solo per l’intento della Storyville, a cui si deve questa reissue, e del tecnico del suono, John R.T. Davies, che si è occupato di rimasterizzare le tracce in digitale. La scelta (siamo nel 1992, in piena ondata digital) è quella di privilegiare la qualità del suono, eliminando tutti i rumori tipici dei brani swing ante-guerra, ammettendo che i puristi del jazz potrebbero non accogliere di buon grado la cancellazione arbitraria dei suoni e le distorsioni di sottofondo dovute ai fonografi e altri strumenti di incisione del periodo. Un rischio calcolato, anche se questo disco, con certe prerogative, può diventare ambito molto più dall’appassionato di swing, e di Luis Russell in particolare, piuttosto che da tutti.