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Luisa Ruggio e le mille storie

Creato il 20 marzo 2010 da Patriziacaffiero

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Luisa Ruggio arrampicata sullo sgabello a colazione mi racconta molte storie.
Alcune sono gonfie di pugnali e di carabattole; mi tengo ben stretta alla sedia per non cadere.

Altre sono follia e mancanza di qualsiasi pregiudizio.

Luisa Ruggio racconta le storie.
Mi ricorda la mia amica Matilda, che dopo avere partorito l'unica figlia portava tanto di quel latte da lagrimare notte e giorno dai seni come una ninfa della fontana del Nettuno in Piazza Maggiore.
Dovevano raccogliere il suo siero in secchi di latta appositi come se colasse pioggia dal soffitto.

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Luisa vede la vita in forma di noccioli di pesca messi in fila su un davanzale della finestra di un casale antico.

Luisa racconta le storie e le sa ascoltare.
Quando dorme nel guscio di noce del suo lettino, mentre naviga, sta ascoltando una voce che le narra qualcosa da molto lontano.

Sono vicende di matrioske che abitano dentro molte cornici concentriche in una galleria di specchi costruiti a Venezia.

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È la storia di Salomè che fa fluttare i suoi veli ad uno ad uno davanti ad occhi di gazzella; ma non perché la ragazza che dorme può essere turbata da quei misteri, no; la gradualità dell'epifania esiste soltanto perché il bronzo deve raffreddare lentamente prima che gli operai spacchino l'argilla che formò la campana.

Se non racconta storie, non ci piove: Luisa è andata a pesca.
Pesca favole: dal tavolo, dal giorno, dall'indaco, dalla luce che filtra dalla persiana, dal dolce al cioccolato, dall'albero, dalle voci.

Luisa è l'acqua che porta via i detriti e l'ansa che li trattiene.

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È una fiamma arancione giallo e porpora.
Dove passa riscalda, e il calore che lascia in quel luogo si avverte per molto tempo, dopo.

È la donna che fu ferita e che si procurò delle ferite per acquistare da certi medici invisibili il diploma di fata.
Porta Berkana nel destino.

Luisa è molto amata, e a sua volta, ama.

Inoltre, ella vuole bene ai venti.
Vuole bene alle bussole d'oro.
Agli anatroccoli appena nati.
A un ragazzo di nome Antinoo.
Alle città.
Luisa è una polena che porta tutto il peso della nave, ma gareggia in libertà con i gabbiani più veloci dei mari del sud.
E' Capitan Harlock.
E' Alì Babà con i suo cento ladroni provvisti del senso dell'humor.
È D'Artagnan che duella in continuazione sperando di non essere promosso a moschettiere, sebbene, signori e signori, sia sans doute il primo cavaliere di Francia.

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Alla fine dei conti, si sa; Luisa è una bambina quattrenne che gioca da sola nel cortile, svezzandosi ai raggi del primo sole di una primavera implosa.

Il video

Immagini by elsa mora (elsita) su flickr

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