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“Lullaby – La Ninna Nanna della Morte” – Barbara Baraldi

Creato il 13 agosto 2011 da Temperamente

“Lullaby – La Ninna Nanna della Morte” – Barbara BaraldiAmmetto che questa cosa mi fa ridere, ma una volta terminata la lettura di Lullaby, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata una frase tratta dal film Balto: “Non è cane, non è lupo, sa soltanto cosa non è”. Ecco, il concetto esprime alla perfezione ciò che penso di questo romanzo: “Non è bello, non è brutto, so soltanto cosa non è”.

Giada è una ragazza problematica, veste sempre di nero, ascolta musica “alternativa” e nessuno sembra capace di capirla; Luana è la bellona della scuola, stangona dai lunghi e setosi capelli biondi che sarebbe capace di far breccia persino nel cuore di una statua; Marcello è uno sfigato che vorrebbe fare lo scrittore ma non riesce a mettere in fila due parole senza che l’amata Dea Ispirazione gli volti le spalle, vive con una madre asfissiante costantemente convinta di essere in punto di morte e a quarantanni non ha mai lavorato, cosa che agli occhi di tutti lo rende lo zimbello del paese. Attorno a loro, personaggi appannati e poco interessanti tra cui Fede, amico di Marcello e padre di Giada, che solo sul finire della storia assumerà contorni vagamente più definiti.

Una trama vera e propria non c’è, perché il romanzo è un dipanarsi di problemi personali, paranoie, morti ed equivoci. Non necessariamente noioso, figuriamoci, solo… un po’ approssimativo, ecco. Mi aspettavo qualcosa di migliore, forse perché l’autrice, Barbara Baraldi, ha all’attivo diversi romanzi; a conti fatti, Lullaby è simile a molti Gialli Junior Mondadori che ho letto da ragazzina, con l’insospettabile omicida pronto a saltare fuori solo ad una manciata di pagine dal finale e un epilogo che suona sbrigativo e poco convincente.
Personaggi stereotipati (perlomeno nel caso della darkettona asociale contrapposta alla principessina zuccherosa acqua e sapone) ed episodi “estremizzati” (genitori che portano ad esorcizzare una bambina solo perché questa fa a pezzi i suoi giocattoli?) fanno sorridere e rendono difficile l’immedesimazione; inoltre trovo ridicolo catalogare – come da quarta di copertina – l’opera tra i romanzi gotici, quando si tratta palesemente di un giallo. A meno che la descrizione di un paio di frattaglie non faccia diventare automaticamente un romanzo gotico, ma francamente dubito sia così.

Come dicevo all’inizio, Lullaby non è bello, non è brutto, non saprei dire cosa sia. Sicuramente scorre in maniera fluida, ma non lascia nulla dietro di sé: niente gioia, niente commozione, né simpatica per i protagonisti – decisamente non sentirò la loro mancanza – o altro. E forse questa è la pecca maggiore che un’opera di narrativa possa avere, almeno secondo il mio modestissimo parere.

Ursula Arcuri (Regan)

Barbara Baraldi, Lullaby – La Ninna Nanna della Morte, Castelvecchi, 232 pagg, euro 15,00


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