E’ il mio film scaccia guai. E’ il mio film scaccia tristezze. E’ il film da guardare, tutona e copertina, spalmata sul divano.
E’ il mio film. Sola, in compagnia, di giorno, di notte.
E’ Billy Wilder, al suo meglio. Anche se stabilire il senso del meglio, quando si parla di Billy Wilder, è ardua cosa.
Che Wilder, è stato sì, A qualcuno piace caldo, Prima pagina, Sabrina, Quando la moglie in vacanza.
Ma anche Viale del tramonto, La fiamma del peccato e Giorni perduti, con uno straordinario Ray Milland.
Ma quando tutto va male, allora non mi resta che immergermi nel fascino della Chicago anni Trenta.
I giornalisti dei principali quotidiani sono letteralmente accampati nella sala stampa della Corte Criminale in attesa dell’esecuzione di Earl Williams, la cui condanna per il presunto omicidio di un poliziotto copra il reale delitto di cui si è macchiato: l’appartenenza alla “Friends of American Liberty”, un movimento a mezza strada tra anarchismo e comunismo.
Tra i giornalisti spicca Hildy Johnson (Jack Lemmon) che però proprio all’indomani dell’esecuzione si ritirerà per trasferirsi a Philadelphia, sposare la fidanzata Peggy (una giovanissima Susan Sarandon),e dedicarsi alla pubblicità.
Il suo direttore, una maschera di cinismo che risponde al nome di Walter Burns (Walter Matthau), dopo aver tentato inutilmente di far recedere Hildy dai suoi propositi, cerca di provocarlo sostituendolo con uno sprovveduto e alquanto impedito novellino.
Il condannato, approfittando degli esilaranti interrogatori dello psicanalista dr. Eggelhofer (Martin Gabel), sfugge allo sceriffo ed evade.
Cercato invano per tutta la città, ha in realtà trovato rifugio nella sala stampa dove è rimasto il solo Hildy, che si trova lì per dare l’addio ai colleghi.
La straordinaria situazione fa sì che Hildy catturi il ‘pricoloso’ criminale e chiami Burns per fare un ultimo scoop.
Scoperti però dallo sceriffo, Hildy e Burns vengono arrestati. In cella incontrano il malcapitato funzionario del governatore dell’Illinois che reca con sé una sospensione d’esecuzione che sindaco e sceriffo, per una mera speculazione elettorale, avevano colpevolmente evitato di recepire per poter così portare a termine l’esecuzione.
Per salvarsi il sindaco libera immediatamente i due e, su richiesta di Burns, blocca il treno in partenza per Filadelfia, per permettere a Hildy di raggiungere la promessa sposa ormai in lacrime.
Burns saluta con affetto il suo miglior giornalista che se ne va, ma mentre questi si allontana già trama il prossimo trucco per riaverlo con sé.
E’ un film straordinario. Divertente, divertentissimo. Da ridere alle lacrime.
Ma una volta riso, ci si rende conto di trovarsi di fronte ad un’opera concepita soprattutto per far riflettere.
Con una sceneggiatura che non risparmia nessuno. E che mette alla berlina giornalismo e politicai.
Un pover’uomo è mandato a morire. Nel giorno della sua esecuzione, il giornalista che s’è occupato del caso, mai veramente convinto della sua colpevolezza, e che di quel caso dovrebbe, almeno deontologicamente, occuparsi fino in fondo, molla tutto per sposarsi e partire.
Il direttore del giornale che è anche il capo di quel giornalista, le prova tutte, mezzi leciti ed illeciti, pur di non perdere la propria gallina dalle uova d’oro.
La classe politica cerca un cadavere, possibilmente comunista da esporre in periodo elettorale.
Del candidato a morire impiccato, importa poco o nulla a tutti.
Earl si salva, più da solo che con l’aiuto di qualcuno.
E sul finale Burns, alias Walter Matthau, in uno spietato colpo di coda, ci fa intendere che il gioco non è finito.
Walter Matthau (in una delle sue migliori interpretazioni) e Jack Lemmon (assolutamente strepitoso, con quell’aria finto ingenua), sono grandissimi, inarrivabili e, al di là delle risate che strappano, emanano, entrambi, un’aura di oggettiva antipatia che caratterizza bene la miseria umana che devono rappresentare.