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Lupi si dimette... E Bersani che fa? Ovvio, tuona contro le intercettazioni!
Creato il 26 marzo 2015 da PausilyponPer giunta, del tutto prono ai diktat europei, a suo tempo impostò la campagna elettorale del PD sull'agenda Monti. Sappiamo tutti com'è andata a finire: lui alle corde, dopo l'ennesima beffa alle Politiche del 2013 e Mario Monti passato alla storia come il commissario liquidatore dell'economia italiana e di cui si sono perse le tracce...
Una fine veramente ingloriosa per il preside della Bocconi, abbandonato persino dai suoi stessi compagni di partito.
Abbiamo più volte sottolineato che chi spera in una sterzata della politica renziana sotto la spinta di Bersani e di quella che dovrebbe essere l'anima di sinistra del PD, è un povero illuso: lo dimostra che l'opposizione che egli ha fatto a Renzi, alla sua indegna riforma costituzionale, al Jobs Act, è stata solo fumo negli occhi.
All'ultimo, Pierluigi Bersani ha finito per votare tutte, ma proprio tutte, le pessime riforme renziane, nessuna esclusa, con la scusa, risibile, di non voler spaccare il partito.
Un comportamento che considerare contraddittorio è un eufemismo. Ultima perla bersaniana è stata quella di intervenire, all'indomani delle dimissioni di Maurizio Lupi da ministro, a gamba tesa sulle intercettazioni chiedendo a gran voce una legge che le limiti.
Intervento più intempestivo, meno opportuno non si poteva concepire, in un momento in cui gli scandali sugli appalti pubblici scoppiano quotidianamente e la classe politica viene per l'ennesima volta investita dal ciclone della corruzione.
In un contesto anche moralmente così degradato, quale sarebbe dovuta essere la reazione di Bersani? Magari infierire contro il ministro dei lavori pubblici per l'ennesima figuraccia delle nostre istituzioni e benedire il cielo che l'immancabile scandalo della vita pubblica italiana sia venuto alla luce proprio grazie all'impegno della magistratura?
Macché! L'esatto contrario: mostrarsi adirato ed invocare una legge bavaglio perché, come dice lui, "Con questo sistema si impallina chiunque".
Difficile credere a chi, proprio come lui, sostiene che non sia questione di poltrona: la sensazione ormai diffusa e consolidata proprio tra l'elettorato di riferimento, è che il nocciolo della questione sia una maledetta questione di potere e di privilegi ad esso connessi.
Così Bersani resta a galla e non concepisce neppure lontanamente che è arrivato il momento di farsi da parte.
Insomma se Renzi è quello che è, una maschera televisiva al servizio della tecnocrazia europea, incapace culturalmente prima che politicamente, di imprimere una svolta all'Italia che, se avvenisse davvero, travolgerebbe in primis proprio lui e il suo indecoroso cerchio magico, Bersani rappresenta il nulla, ovvero la difesa dei privilegi della vecchia nomenklatura che non si rassegna a cedere il passo.
E' per questo che Bersani in fondo rappresenta la migliore polizza assicurativa per il governo Renzi, la cui durata è destinata a prolungarsi a tempo indeterminato per assurdo proprio in virtù dei suoi demeriti e continui fallimenti.
Più Renzi racconta frottole, più disattende tutte ma proprio tutte le promesse fatte, più ci prende in giro con slogan da quattro soldi, più rischia di rimanere a Palazzo Chigi sine die.
Naturalmente, finché la gente non si sveglia...
Ma si sveglierà mai? Con una opposizione alla Bersani, una politica portata avanti dai vecchi compagni di merende, uno schieramento mediatico che h 24 dispensa torpore e disinformazione, abbiamo più di un motivo per dubitarne!
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