Magazine Cultura
Pubblicato martedì 1 maggio 2007
Dopo una settimana in Paradiso, trascorsa da immergersi nelle acque cristalline dello stretto di Tiran e ad abbronzarsi sull'assolata spiaggia di Naama Bay a Sharm el Sheikh
sono tornato in quella specie di girone infernale che è diventata Firenze, stravolta da un traffico caotico e dissennato, che rende l'aria irrespirabile e i movimenti difficili, deturpata da migliaia di extracomunitari (vù cumpà, lavavetri, borsaiuoli e zingari) che, consapevoli del lassismo e del buonismo dell'amministrazione, diventano sempre più arroganti e prepotenti arrivando a ribellarsi ai vigili urbani che chiedono loro i documenti o a pestare i controllori sugli autobus, ed infine invasa da un turismo mordi e fuggi che ne mette a rischio la sopravvivenza. Un magnifico museo a cielo aperto che, grazie alle politiche dissennate di un'amministrazione incompetente, incapace ed inetta, si stà trasformando in un suk magrebino.Dopo questo insolito sfogo, torniamo al jazz, partendo per il Paradiso avevo caricato il mio lettore mp3 con una buona scorta musicale: tutti gli ultimi albums acquisiti di recente. I primi mesi del 2007 sono stati prodighi di dischi interessanti, soprattutto di musicisti italiani o europei.
Mi riferisco al bellissimo The Words and the Days di Enrico Rava, su cui tornerò prossimamente, ai due dischi di Gianluigi Trovesi, dei quali ho già scritto, a Traps di Roberto Gatto, agli ultimi due dischi del quintetto di Paolo Fresu per la Blue Note: Thinking (uscito il 18 dicembre 2006) e Rosso, Verde, Giallo e Blue (uscito il 30 marzo), a Solitude di Martial Solal, già presentato precedentemente, e a Luz Negra di Richard Galliano, solo per citarne alcuni.
Partiamo da quest'ultimo, a mio avviso il più interessante per le diverse novità che presenta, mentre sugli altri tornerò nei possimi giorni.Richard Galliano è uno dei musicisti più interessanti del panorama jazzistico europeo, per la particolarità del suo strumento, per la straordinaria qualità di esecutore e per le sue capacità compositive ed oggi è indubbiamente il fisarmonicista più conosciuto ed apprezzato.La sua straordinaria versatilità gli ha consentito di esibirsi nei contesti più diversi e le sue collaborazioni discografiche e concertistiche spaziano da Juliette Greco a Chet Baker, dai Michel Petrucciani, Martial Solal, Michel Portal a Toots Thielemans, Ron Carter, Joe Zawinul. Particolarmente proficua la sua collaborazione al progetto Rava l'Opera Và di Enrico Rava, sia nella tourné concertistica sia nel disco.
Nel 1997 ebbi occasione di ascoltarlo dal vivo con i solisti dell'ORT (Orchestra della Toscana) nella suggestiva cornice del cortile del Palazzo Ducale di Massa, una straordinaria, indimenticabile serata.Quell'esperienza sfociò successivamente in un interessante album Passatori (Dreyfus Jazz 2000).Reduce da un periodo di attività ridotta dovuto a problemi di salute, con il nuovo album Luz Negra, Galliano ritorna sulla scena alla grande e con alcune novità. Innanzi tutto, dopo più di vent'anni ha rotto la collaborazione con la casa discografica francese Dreyfus, giustificando questa scelta con la necessità di sottrarsi ai ritmi assilanti e di rompere la routine delle registrazioni parigine che sentiva ormai come un lavoro in fabbrica.
Così nel dicembre del 2006 è andato in Brasile ed ha realizzato questo album interessante avvalendosi di un gruppo di musicisti brasiliani, molto bravi, il Tangaria quartet, ritornando un pò anche al suo esordio discografico avvenuto nel 1980 con il Boto Brazilian quartet, nello storico album Salsamba e con una guest star d'eccezione: Chet Baker.Il disco presenta un mèlange di atmosfere francesi da bal musette e ritmi brasiliani, di sapori latini del tango e aromi mediorientali. Troviamo anche un omaggio all'Italia ed a Fred Buscaglione con una gustosa versione jazz di Guarda che Luna.Ancora una volta Galliano ci offre un disco eccellente, che merita di essere segnalato all'attenzione degli amici appassionati di jazz e non solo.
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