Era dimagrito. Il suo Bmi superava il novantacinquesimo percentile. Ora si era attestato sull’ottantesimo e gli sembrava di volare. Era passato dal tredici virgola sei al ventitre virgola nove per cento. Da obeso a sovrappeso. Pur sempre un bambino in un corpo da gigante.
Eppure la colazione non amava farla. Il latte non lo aveva mai bevuto in vita sua, nemmeno dal seno materno. Era cresciuto con il latte in polvere. Così gli rimase un certo piacere per il cibo chimico. Tanto che lui da grande avrebbe voluto fare il dottore. I dottori se ne intendevano di chimica. Almeno così credeva. Sì perché poi incontrò un dottore che non doveva amarla la chimica. Gli ordinò di spogliarsi. Lui aveva lo slip con le navicelle spaziali. Tanto c’era la pancia a coprire il razzo. Il dottore però gliela sollevò. La misurò con un attrezzo che sembrava una pinza e un righello messi assieme. Gli misurò anche i bicipiti. Lui pensò bene di fare forza e mostrare i muscoli. Fece troppa forza e le navicelle spaziali accesero le loro turbine a gas. Il dottore fece una smorfia di disgusto. Non doveva amare la chimica. Poi tornò a casa con tutte le sue navicelle spaziali. E i cibi chimici avevano preso il volo. Spariti, su chissà quale altro pianeta.
Senza i cibi chimici gli sembrava di volare. Come un palloncino e non come un aquilone. Due diverse filosofie di vita. La tonda contro lo spigolo. Lui continuava a sentirsi tondo, anche se il dottore aveva preso a scolpirgli gli spigoli. E non capiva. Il mondo era tondo e lui doveva avere gli spigoli. Se un palloncino fosse andato a finire su uno spigolo, sapevano tutti la fine che avrebbe fatto. Il dottore gli rispose che avere gli spigoli era una questione di aerodinamica. È vero, lui voleva volare. Però il vento non doveva essere necessario.
Due diverse filosofie di vita. Un palloncino sarebbe sempre stato placido con sé e con l’aria che avrebbe avuto intorno. La tonda accarezza non fende come lo spigolo. L’irrequietezza dell’aquilone non gli apparteneva. Lui si sentiva leggero nonostante la forma. Fermo, immobile volava. Fermo, immobile l’aquilone cadeva. Lo aveva sperimentato pomeriggi interi seduto sul sofà che gli sembrava una nuvola. Sui tasti del telecomando aveva imparato a contare fino a novecentonovantanove, anche se i suoi numeri preferiti erano il centoquarantasei e il centoquarantasette. L’alfabeto invece, anche se tutto in confusione, lo aveva incontrato per la prima volta sulla tastiera del computer. Giochi online gratis, quella fu la prima cosa che scrisse. Ed era felice.
Poi un giorno tornò in classe dopo la ricreazione. Il quaderno di matematica era sul banco. Lui però ricordava di averlo messo nella cartella con le navicelle spaziali. Aveva preso dieci a matematica. Avrebbe voluto farlo vedere al telecomando quel voto. Sarebbe stato orgoglioso di lui. Lo avrebbe illuminato come il sole quando un palloncino sale troppo in alto. E lui si era sentito alto alto. Però ora no. Il quaderno di matematica era sul banco ed era aperto. La pagina era quella della prima verifica. Quella dei regoli da ordinare secondo la < o la >. Quella del dieci. Solo che il dieci non c’era più. Lo zero si era trasformato in un faccione enorme e l’uno in un lecca lecca di quelli con una girandola bianca e rosa. Erano arrivati fino alla emme ma gli fu sufficiente per leggere quello che c’era scritto sotto. CI I CI CI I A BI O EMME BI A. CICCIA BOMBA. La tastiera del computer lo avrebbe sgridato per quella brutta parola. Lui per la prima volta si sentì pesante. E cadde sulla sedia. E si affossò nel banco.
Capì che anche il mondo aveva gli spigoli. E capì una volta per tutte che a lui gli spigoli proprio non gli calzavano. Tutto quello che fece allora fu disegnare una linea. Una linea ondulata sotto il faccione ciccia bomba. Con quella linea si sentì di nuovo leggero. Non sarebbe mai stato pesante come una bomba. Spigoloso come il mondo. Con quella linea si sollevò dal quaderno fino a rotolare felice sul soffitto. Volò, libero dal peso del mondo. Proprio come un palloncino, volò.
di Chet
Tratto da Erano – 26 racconti per gente che fu
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