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Ho aspettato una settimana a parlare di questa notizia, che seppur non centri nulla con i libri tratta un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Ho atteso soprattutto perché avevo bisogno di capire, di farmi un'idea precisa sugli eventi e di come parlarne senza però diventare offensivo.
Insomma, la questione riguarda la scuola, nello specifico la storia di quella professoressa condannata a 15 giorni di carcere per aver fatto scrivere, cento volte, sul quaderno di un alunno la frase "sono un deficiente". Se non la conoscete vuol dire che vivete fuori dal mondo e quindi rinfrescatevi la mente seguendo questo link… Fatto? Bene, ora possiamo partire.
Quando ero piccolo ed ero dalla parte opposta della barricata, cioè mi sedevo su quel banco, con la cartella di fianco, l'astuccio e i libri, ero convinto di essere in un carcere. Odiavo la scuola, al punto che era davvero uno sforzo enorme svegliarmi e recarmi ogni giorno in quel luogo che tanto mi procurava brutti pensieri e giornate storte. Il problema risiedeva nel mio essere introverso, taciturno, e perciò vittima predestinata di bulletti e compagni di classe poco simpatici. Ma, seppur fossi in una situazione pessima, non ho mai, ripeto MAI, messo in dubbio l'autorità di maestri e professori. I miei genitori si incazzavano come dei puma se arrivavo a casa con una nota e ad ogni incontro fra loro e i professori tremavo al pensiero di cosa sarebbe potuto accadere. Ma la verità era che non c'era nulla che non andava. I miei voti erano buoni, il mio comportamento corretto e rispettoso. Ma la paura mi stringeva le chiappe lo stesso, non so se potete capire. Ora mi accorgo che è tutto diverso, che ci si basa più su quello che dice il ragazzo piuttosto che al giudizio dell'insegnante. Ora, non voglio certo mettere in dubbio i giovani, hanno certamente il diritto di dire la loro, ma non si può nemmeno negare che fare l'insegnante oggi sia una brutta gatta da pelare! Quante volte abbiamo sentito notizie di genitori che picchiano i professori per un brutto voto dato al figlio? Con che logica non si da più credito al corpo insegnanti, sminuendone il valore e l'importanza? Un tempo la scuola serviva anche per educare… un tempo… Oggi invece avviene il contrario. La scuola è il luogo per dare sfogo ad ogni attività denigratoria, violenta e assurda, finendo per danneggiare anche quegli studenti che a scuola ci vanno per imparare. E come possiamo pretendere che questi insegnanti, di cui si ha sempre meno rispetto, si prestino a faticare, a lottare affinché i nostri figli imparino qualcosa? No, sono dell'idea che non vada bene… ma proprio per niente…
È stato detto che una punizione così era ingiusta, offensiva e che ledeva l'autostima del ragazzo, costringendolo a umiliarsi e a non imparare nulla… Be', peccato che il ragazzo fosse stato punito perché aveva fatto qualcosa di davvero deficiente e umiliante per un altro compagno, e che, senza ombra di dubbio, abbia raccontato solo una parte della storia ai genitori, scatenando così una serie di conseguenze che ora vedono una professoressa tradita dallo stesso sistema che invece dovrebbe proteggerla. Ovviamente esistono anche persone spregevoli, insegnanti che non dovrebbero trovarsi lì e in grado di fare più male che bene, ma suvvia, per una cosa del genere la punizione doveva essere il carcere? Quando in carcere non ci finiscono nemmeno gli assassini? E poi chiedetemi perché sto cominciando a odiare questo paese…
Bene, visto che potrei diventare ancora più arrabbiato, mi fermo qua. Ora la parola è a voi: cosa ne pensate? Sono io che non capisco o questo mondo sta davvero iniziando a girare per il verso sbagliato?
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