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Ma com'è bella la guerra!

Creato il 30 marzo 2011 da Dragor

Gernica  SPERO BENE che non vorrete difendere il Nerone del Maghreb, il tiranno baffuto che massacra il suo popolo, il pazzo del deserto, il dittatore che opprime la Libia da quasi mezzo   secolo.  Siete per la democrazia, no? Avete piagnucolato quando Léon Blum non ha soccorso i repubblicani spagnoli, quando nessuno ha alzato un dito per impedire il massacro di Sebrenica, quando l’esercito francese ha assistito impassibile al massacro dei Tutsi (be’, non proprio impassibile, visto che ha dato una mano ai massacratori). Adesso stiamo picchiando il tiranno e guai a chi frigna. E’ quello che volete, no? In certi casi la voce dei pacifisti è una nota discorde. Chi  condanna la guerra in Libia si prende una bordata di fischi.

  Diciamo la verità: la guerra ci fa godere. Il bum bum dei cannoni fa vibrare certe corde sepolte nelle fogne del subcosciente. Guardate come sono eccitati i giornalisti, gli esperti tolti dalla naftalina e rapidamente deodorati per la comparsata in TV, gli strateghi della domenica e del lunedì, gli scenaristi con il loro campionario di previsioni, tutto il bestiario che in questi casi viene riesumato per riempire un’ora di massimo ascolto a costo minimo. Come ci commoviamo quando gli aerei decollano dopo che il pilota dalla mascella robusta, i pettorali scultorei e il pollice alzato ci ha sorriso! Non sono esaltanti i missili che volano sicuri verso l’obiettivo, i proiettili traccianti che solcano il cielo notturno, il baccano delle esplosioni? I futuristi avevano ragione, la guerra è bellissima. Perfino un tipo disincantato come Buñuel confessava che gli si inumidivano gli occhi quando sentiva l’inno nazionale. Sì, la guerra risveglia la belva assopita nel nostro intimo, stuzzica il distruttore, stimola lo stupratore. La guerra non ha niente di nobile, diceva Saint-Exupéry. E’ una malattia contagiosa che infetta il cervello.

   Quando Sarko dice che gli aerei francesi sono là per distruggere i MIG venduti dai russi a Gheddafi, finge di scordare i Mirage e gli Alouette venduti dalla Francia. Quando dipinge Gheddafi come un’emerita carogna, finge di scordare che gli aveva permesso di montare la sua tenda nei giardini di Marigny, di visitare a Versailles, di spillargli una barca di soldi per liberare le infermiere bulgare e forse anche di finanziargli la campagna elettorale. Finge di scordare che i bombardamenti “mirati” in Jugoslavia hanno ammazzato più civili che militari serbi.  Dimentica che al sangue dei libici si mescola il petrolio. Dimentica che la Libia ha già pagato la tassa sui bombardamenti, visto che nel 1911 gli italiani brava gente hanno ammazzato 150.000 libici, circa la metà della popolazione dell’epoca. Dimentica il vero messaggio che vuole comunicare con le sue spacconerie politiche: sono incapace di gestire la Francia ma so picchiare gli stranieri, venite fuori se avete il coraggio. Dimentica che le bombe e i missili uccidono decine di giovani soldati libici che a loro volta aspettano il loro turno di uccidere dei ribelli inesperti come l’Armata Brancaleone che nel 1936 voleva andare a Madrid per battersi contro i Mori professionisti della legione di Franco.  

   Si interviene perché l’ONU ha dato l’OK, ma fatemi un favore: non considerate eroi dei militari che si battono con gli aerei contro le zagaglie. Non sono eroi ma burocrati della repressione, fra qualche anno saranno sostituti da droni che faranno lo stesso lavoro mentre il pilota si mangia un panino o si fotte la collega davanti allo schermo del computer.  La guerra non è eroismo ma sangue e dolore. Abbasso Gheddafi, ma anche la guerra.

   Dragor 

 


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