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Gli episodi di violenza metropolitana accaduti in sequenza a Milano e a Roma non fanno altro che confermare l'imbarbarimento della nostra società attuale e dell'umanità del terzo millennio. Non è giusto, ovviamente, generalizzare ma viene da sè affermare che qualcosa sta pericolosamente cambiando dentro ognuno di noi se poi l'indifferenza e l'assuefazione la fanno da padroni. Senza scomodare psicologi e psichiatri, senza interpellare dotti analisti e tromboni del libero pensiero, credo sia sufficiente portare ad esempio quello che si evince dalla lettura di due editoriali di questa mattina, a firma di Michele Serra e di Elena Loewenthal, rispettivamente su la Repubblica e su La Stampa, ripresi dal sito di Manuela Ghizzoni (http://www.manuelaghizzoni.it/?p=15573 e http://www.manuelaghizzoni.it/?p=15569). Se posso sommessamente aggiungere qualcosa anch'io, credo che questa scellerata abitudine al clima violento, che pervade la società di oggi, sia dovuta anche alla sistematica e continua operazione di lavaggio del cervello operata dalla comunicazione e dalla errata educazione di una tv standardizzata sul modello del prevaricatore vincente, il cui risultato è quello di aver provocato una mutazione antropologica profonda, oserei dire finanche ineluttabile in questo Paese.
Agli incroci delle strade, così come in auto o a piedi, fuori dai locali oppure in treno, a scuola come nei posti di lavoro, dal Nord al Sud vi è oramai un aumento esponenziale del gesto violento, della rissa, dell'aggressione connessa o non connessa con la piccola e grande criminalità.
E' alquanto noto che nel nostro Paese sono in crescita in maniera sensibile le liti, sia quelle di condominio che quelle evitabili e risolvibili attraverso la relazione pacifica tra le persone. Ammesso e non concesso che questa ancora esista. Assistiamo (spesso impotenti) ad un'aggressività diffusa e persistente, indicatrice della fine del senso del buon vicinato, primo gradino indispensabile per poi edificare, su vasta scala, la convivenza civile.
L'episodio di Roma è emblematico: il corpo di una donna riverso a terra è stato scavalcato e ignorato da decine di persone per oltre due minuti prima che qualcuno si chinasse e intervenisse (http://www.youtube.com/watch?v=6P08jqVgPrQ&has_verified=1) dopo il devastante pugno sferrato dal ventenne romano a seguito di una banale lite per una precedenza nell'acquisto di un biglietto per la metropolitana. A Milano un uomo è anche lui in coma per le ferite riportate dopo un pestaggio causato dal suo accidentale investimento di un cane: un energumeno, fidanzato della proprietaria del povero animale, lo ha affrontato e ridotto in fin di vita. Ma non finisce qui, perché gli amici dell'aggressore hanno poi intimidito gravemente alcuni testimoni dell'accaduto, che hanno deposto e confermato che l'investitore non andava ad alta velocità e si stava scusando dell'orribile fatalità. Il nostro Paese, dunque, che nell'iconografia classica è stato sempre rappresentato come un po' cialtrone ma popolato da gente buona e di cuore, si sta rapidamente trasformando in un posto inquietante, dove essere gentili e solidali è sinonimo assoluto di perdente, dove chi governa invita le giovani di bell'aspetto a trovarsi uno ricco per sistemarsi e spinge bellimbusti palestrati a diventare modelli ai quali aspirare, consacrati a idoli da programmi tv sia di intrattenimento come da quelli di informazione, in un continuum di messaggi formativi ed educativi che contribuiscono alla minimizzazione e alla giustificazione (se non alla legittimazione) della reazione violenta, dell'insulto, della prevaricazione come giusto e valido comportamento. Picchia per primo, non ti fermare a pensare, guarda avanti dritto, scavalca qualunque ostacolo: questo è il nuovo prontuario che madri e padri devono tenere a mente per l'educazione della prole, se vogliono figli e figlie vincenti e non sfigati, come si dice oggi. Come dar loro torto, in un'ottica di salvaguardia del sangue del proprio sangue, quando le agenzie educative sono a livello zero nella graduatoria delle priorità politiche e sociali?
La mitezza, categoria etologica ben lontana dalla remissività e dalla modestia, ma ingrediente indispensabile per costruire empatia e relazione tra umani, è ormai un attributo obsoleto nell'orizzonte educativo e formativo dell'Italia aggressiva e urlatrice dei potenti e degli arroganti.
Come uscire da questo orrendo impasse sociale credo che rappresenti oggi un angoscioso interrogativo senza risposta.
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