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Ma perché nel Pd tutti odiano il Pd?

Creato il 01 novembre 2010 da Lalternativa

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore che si pone alcune domande alle quali non abbiamo risposte. Riguardano il Pd. 

Nel Pd tutti parlano male del Pd. I miei nonni avrebbero detto che si sputa nel piatto dove si mangia (cosa peraltro disdicevole se detta da chi in quello stesso piatto dove sputa ci mangia bene e anche parecchio).
Eppure in Puglia il presidente del partito democratico, Michele Emiliano (anche sindaco di Bari), sostiene sulla propria pagina Facebook che “il Pd è attualmente nelle mani di chi mira solo ad autoriprodursi perché non ha altro mestiere che la propria continuità politica”.
Mi faccio la prima domanda (senza pretendere di darmi una risposta sincera): se disprezzi il partito politico che presiedi, perché non ti dimetti?

Mentre trovo una possibile soluzione a questo enigma, leggo ancora cosa scrive Emiliano: “Le preoccupazioni di questo ceto ormai svelato sono nell’ordine: 1 – elenca il sindaco ex magistrato – che farò io dopo questo incarico? 2 – prosegue – con chi mi alleo nel partito per raggiungere il mio obiettivo? 3 – forse esagera - se il candidato non sono io, meglio che… perdere le elezioni altrimenti chissà che combina quello se vince, ci fa fuori tutti e poi noi dove andiamo a fare politica? 4 –  il dolce è sempre in fondo – meglio che Berlusconi non cada adesso altrimenti non mi eleggono più e Vendola vince da solo e ci caccia tutti quanti”.

Se non ho capito male, si tratta di un uomo che mette in fila gli esponenti di un partito di cui tra l’altro è stato segretario regionale e spara loro addosso senza pietà una scarica di nefandezze. Il motivo? Ancora ignoto.

Ma non voglio soffermarmi su Emiliano, nonostante la sua simpatia. E vengo allora a chi, al Pd, ha scagliato la prima pietra: Nichi Vendola. Il presidente della Regione Puglia, leader di Sinistra ecologia e libertà, nonché aspirante premier, definisce il Pd come “un partito di anime morte” (per esigenze di sintesi vi risparmio gli altri appellativi) eppure vuole usare lo stesso partito per vincere le elezioni politiche e battere così Berlusconi.

Non nascondo la mia simpatia per Vendola e probabilmente vedo in lui l’unica personalità in grado di mandare a casa il Silvio. Ma anche lui non potrebbe evitare di invitarsi a cena (cioè a fare le primarie con Bersani) e dire alla cuoca che la sua cucina fa schifo? O forse sono queste le premesse sulle quali dobbiamo costruire il futuro della Puglia, del Paese e, perché no, della mia Circoscrizione?

Ma facciamo ancora un giro, questa volta in Toscana. All’inventor di delicata favella, Renzi il sindaco di Firenze, voglio dedicare solo poche parole. Per lui che usa una metafora Marchion-automobilistica per chiedere al Pd di fare un po’ di spazio ai giovani, “rottamando” i più longevi nel Partito democratico, non voglio sprecar raffinato liquame (benzina).

Tuttavia, non capisco come si possa avere un atteggiamento così ostile con lo stesso partito che si rappresenta. Non capisco come si possa chiedere a un partito che si denigra, di usare il migliore strumento democratico fino ad oggi inventato in Italia (le primarie le ha inventate il Pd) per raggiungere un fine che sarà pure un bene per tutto il Paese, ma per raggiungere il quale devono votarti anche quelli che credono nello stesso partito di cui parli male in ogni occasione.
E non capisco come un giovane sindaco di una città tra le più belle del mondo, non comprenda l’importanza di chi, nel mondo della politica, ha più esperienza e saggezza. Non credo che Renzi abbia voglia di “rottamare” anche i monumenti antichi della sua città, per fare spazio alle tele di giovani artisti. L’arte classica e quella moderna si comprendono meglio se le metti vicino e le raffronti. E lo stesso principio, a meno che non abbia ragione Emiliano, vale anche per gli uomini politici.

Ma forse, di politica, non ci capisco proprio nulla. E forse, se il rischio è perdersi tutto questo, è davvero meglio così.


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