Secondo una consolidata abitudine di questo Paese, evidentemente molto difficile da modificare, sempre più frequenti sono le discussioni, a volte interminabili, che vengono avviate senza che prima si siano ben analizzati gli argomenti sui quali si forniscono opinioni.
L’inevitabile conseguenza di questo modo di procedere è quella di arricchire la già ricca collezione di chiacchiere da caffè fatte passare per seri dibattiti.
Eppure, con l’avvento di Internet, non si può certo dire che manchino gli strumenti per informarsi.
Casomai a mancare è, molto spesso, la capacità critica di districarsi nel mare di informazioni che la rete è in grado di fornire, la capacità di separare il grano dal loglio.
L’ultimo esempio di questa interminabile collezione riguarda la presunta incandidabilità di Silvio Berlusconi.
Secondo quanto infatti sostenuto da tanti superficiali (anche se molto seguiti) commentatori, l’applicazione della cosiddetta legge Severino comporterebbe la decadenza automatica di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore.
Se, anziché schierarsi subito a prescindere, ci si fosse preoccupati di andare a leggere il testo finale di quella legge, ci si sarebbe resi conto che questo, allo scopo di non andare contro l’articolo 66 della Costituzione (e quindi di non dare adito al ricorso, da parte della Giunta del Senato, alla Corte Costituzionale), non prevede affatto la decadenza automatica.
Il Parlamento conserva quindi intatta la propria sovranità sui parlamentari, e quindi la facoltà di deliberare, cioè di decidere, con un voto politico, sull’eventuale decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore.
Ma perché, prima di parlare su un dato argomento, non ci si informa bene?