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Ma queste tante collaborazioni con HM hanno un senso?

Creato il 02 dicembre 2011 da Hermes
Colgo l'ultima collaborazione di HM, che è, per chi non lo sapesse, con Marni, per uno spunto interessante:
Hanno un senso queste "intese" grandi-brand e fast fashion?
E cioè: quello che io compro è un capo del brand a un prezzo accessibile o una semplice brutta copia vuoi di un Marni, di un Versace, Lanvin, Choo...?
Da quando me ne intendo di moda sono state sfornate tre collezioni del genere:
Lanvin: Mi ha un po' deluso. La parte da donna era una sintesi del più commerciale del brand, senza lanciarsi in sperimentazioni che paradossalmente si permettono in sfilata e col brand vero e proprio. Il menswear era davvero pessimo -modesto parere.
Versace: Di Versace mi è piaciuto che si andasse a ripescare dal passato (cosa forse impossibile con Lanvin, che non ha un'eredità recente pre-Elbaz degna di nota) . Perchè mentre Lanvin ha proposto una semplificazione del suo stile in chiave commerciale, Versace ha dato a HM la possibilità di vendere pezzi iconici, riedizioni di capisaldi della maison. Un po' come se la casa rieditasse i suoi grandi successi a prezzi stracciati.
Ma queste tante collaborazioni con HM hanno un senso?
Marni: Marni è un brand "culturale" e chic, che mi attrae molto. Solo che in Marni la qualità gioca un ruolo chiave: che cosa uscirà con HM?
La mia idea su queste collezioni è piuttosto ambigua: prendiamone prima in considerazione i lati positivi: l'avvicinare i designer a chi, normalmente, non se li potrebbe permettere.
E così è andata con Versace. Qui conta anche la bravura del direttore creativo di proporre qualcosa che rimanga bello e nello spirito del brand senza andarsi lasciare alla sbobba commerciale.
Il vantaggio è tanto, perchè ci si apre ai conoisseurs e amanti della moda senza un portafogli di coccodrillo di Hermès (col contenuto più consistente del contenitore).
Dall' altro mi chiedo: che fine fa l'esclusività della maison? La collezione rimane comunque limitata a pochi pezzi e per un'occasione, quindi un'eccezione alla norma. Questo salva parzialmente l'esclusività.
E poi, soprattutto, i clienti tamarri, quelli cioè che rovinano l'esclusività a cui tanto tengo, ci sono in tutte le fascie sociali: essere ricco non è uguale a essere elegante.
La qualità, però? la qualità di HM non è quella di Lanvin nè Versace, e anche questo va a rovinare la sopra citata esclusività. Casa che hanno fatto della qualità, del made in Italy un mantra, ora collaborano con HM? Bah...
Poi c'è la ricerca. Cioè l'immettere in ogni collezione qualche citazione, materiale, spunto nuovo. Di solito questa va occasionalmente a cagare  a riposo per le collezioni co-firmate con H&M. L'esempio lampante è Lanvin, che ha eliminato ogni tratto minimamente meno commerciale del suo stile (sartorialità, quel non so che di fetish...) per darsi alle rouches.
Perchè i pezzi si devono vendere (più commerciale > più vendita), non si può investire troppo su materiali elevati e bla bla bla...
Ma queste tante collaborazioni con HM hanno un senso?
Poi una collezione per HM non chiede particolare ricerca, anzi: il cliente della griffe (quella costosa e "vera") è contento perchè non si sente truffato (Ma come? La mia giacca di Lanvin la vendono identica da HM? pensate che bello) e una fashionista incallita ma poco esperta sarà contenta di avere dei capi palesemente Lanvin, non troppo strani. Un trofeo in più nell'armadio.
Ma queste tante collaborazioni con HM hanno un senso?
Insomma, il rischio è che la collaborazione col colosso svedese leda l'immagine del marchio tra i clienti tipo, in particolare in case di nicchia e attente alla qualità. Ve l'immaginate Cèline per HM? Un insieme di brutte tshirt bianche e marroni in plastica? E per questo non ho ancora capito Marni che accettava l'offerta.
La verità è che salvare i valori della griffe (ancora esclusività, ricerca, qualità) e insieme fare questa fashion-beneficenza dipende tutto dalla capacità dello stilista di saper creare qualcosa che abbia i suoi stilemi, ma commerciale e al contempo nuova... bla bla bla.
Ma queste tante collaborazioni con HM hanno un senso?Per una volta, bocciato!
Perchè vedete, l'equazione della moda è arte*commercio, dove la seconda gioca per il 50% (se non di più).  L'altro ieri ho cazziato una povera blogger che criticava l'eccessiva importanza dei soldi, mi sono accorto dopo anche io che le case di moda si lanciano sul denaro come un avvoltoio su una carcassa in decomposizione. Troppo.
E' ovvio che avendone la possibilità preferisco risparmiare un po' e comprarmi il maglione vero di Marni che la brutta copia Marni ed HM, ma non avendola, di corsa a via del Corso (ok, scusate, promesso che non dirò mai più cazzate simili!).
Intanto godiamoci il pessimo inglese di Consuelo Castiglioni che, somma sorpresa, non è Portoricana (alla faccia del nome), ma Italo-svizzera DOC.

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