Ma siamo sicuri che Madre Teresa sia stata una santa donna?

Creato il 14 settembre 2014 da Nino Caliendo

Era il 3 dicembre 1984, e tra le case della città indiana di Bhopal si insinuò una nuvola prodotta dalla fuoriuscita di isocianato di metile dalla fabbrica di una multinazionale statunitense, la Union Carbide. Quindicimila uomini, donne e bambini risultarono morti. Decine di migliaia furono feriti o segnati per sempre dalla contaminazione chimica. La fondatrice della congregazione delle “missionarie della carità”, conosciuta al mondo come Madre Teresa di Calcutta, giunse sul posto pochi giorno dopo il disastro. «Sono accorsa per soccorrere i morenti. Nei loro volti scorgo il volto di Cristo». I giornalisti si affrettarono a chiederle una condanna delle azioni Union Carbide, responsabile della strage. «Non ho niente da dire in proposito. Quello che è accaduto è frutto del disegno di Dio. Non mi immischierò in questioni politiche».

In attesa di santificazione, intorno alla beata Madre Teresa è stato costruito un vero e proprio circo agiografico, legato a una macchina da soldi planetaria, costruita intorno a gadget, libri, dvd e beneficenza in favore della costruzione di nuovi conventi delle “missionarie della carità”. Siamo abituati a considerare Madre Teresa come a una benefattrice instancabile. Ci viene raccontata come «una luminosa messaggera dell’amore». Una suorina vocata all’assistenza dei poveri tra i poveri. Che si impegnava in prima persona nella costruzione di ospedali, portando assistenza medica ai bisognosi. Instancabile, pure, nell’accogliere orfani da tutta l’India, nel dargli un rifugio e un’educazione.

I media raramente ci hanno raccontato delle effettive opere di bene fatte dalla suora albanese e dalle sue seguaci, delle denunce che la congregazione aveva subito, della stretta amicizia che Madre Teresa aveva con i potenti del mondo (talvolta impresentabili), dell’intensa attività politica della suora a favore delle idee più retrograde a liberticide, di come sia stato utilizzato l’immenso tesoro accumulato in anni di raccolte fondi fatte in decine di Paesi di tutti i contenenti. Ha scritto sul Corriere della Sera dal teologo Sergio Quinzio: «Come dice il Vangelo, “Dio solo è buono” e gli uomini, anche i santi, hanno tutti le loro miserie. Non ripeto qui quelle che possono apparire tali nella religiosa di Calcutta. Personalmente, non sono andato oltre a ciò che alcuni sacerdoti indiani mi confermano: la regola molto aspra data alle sue consorelle, il suo autoritarismo, la questione degli enormi finanziamenti che riceve».

Le autorevoli riviste “The Lancer” e “British Medial Journal” hanno criticato pesantemente i «metodi da campo di concentramento praticati nell’ospizio». Ai moribondi non veniva fornito alcun trattamento per lenire il dolore. Questi venivano costipati in brandine sudicie, privati di ogni comfort. «Gli ospiti della casa di Madre Teresa erano in balia di suore sprovviste di competenza medica, incapaci di fare diagnosi e di rispettare le più elementari precauzioni igieniche. Alcuni medici che hanno visitato la struttura, come il dottor Robin Fox, hanno riferito di aghi di siringa usati e riusati su diversi pazienti, sulla cattiva qualità di cure e di cibo», ha scritto il “British Medial Journal”. «Tra i malati incurabili finivano spesso anche poveracci, che sarebbero potuti guarire con le cure appropriate, ma che finivano anche loro per morire a causa delle infezioni e dell’inedia», ha aggiunto “The Lancer”.

Perché con le donazioni Madre Teresa non ha costruito un vero e proprio ospedale, con letti, medici e attrezzature? Le azioni gratuite, come il trasferimento di malati in altre strutture più idonee, o le visite di parenti e amici, erano state proibite da Madre Teresa. La sua unica vocazione era quella di imporre la sua dottrina antimaterialista. «Se accetti la sofferenza e la offri a Dio, ti darà gioia. La sofferenza è un grande dono di Dio», amava ripetere. Lei si opponeva alle cure mediche. Credeva fermamente che l’unica cura per i malati fosse la fede nei miracoli di Dio. «Molti volontari che si sono recati a Calcutta sono tornati terribilmente disillusi da quell’angolo di mondo che è stato presentato a tutti come il regno dell’amore», ha scritto il giornalista d’inchiesta britannico Christopher Hitchens. Anche per questo motivo Madre Teresa non ha mai finanziato la costruzione di un solo ospedale. La sua opera di carità si limita ad aver fondato e diretto un piccolo ospizio per moribondi (quaranta posti letto): il Nirmal Hriday.

Eppure, quando fu lei ad avere bisogno di cure si fece ricoverare nella Mayo Clinic di Jacksonville (in Florida) e in altri santuari statunitensi della medicina di lusso.

Si legge in un’inchiesta pubblicata dal quotidiano francese “Le Monde”: «La suorina albanese era interessata a promuovere i suoi disumani principi dottrinali su sventurati moribondi che finivano nel suo ospizio, destinati a non uscirne più e a morire nella sofferenza, giacché la missionaria non permetteva l’uso di antidolorifici. “Il dolore avvicina a Gesù”. Mentre a Calcutta molte organizzazioni umanitarie portavano benefici reali alla popolazione, costruendo veri ospedali e operandovi con serietà, Madre Teresa si costruiva una immeritevole fama mondiale con la sua indubbia capacità mediatica e imbonitrice, realizzando documentari ad arte per magnificare le sue presunte opere di bene (come il reso celebre “Something Beautiful for God”), rimbalzando da una parte all’altra del mondo per presenziare cerimonie, ricevere premi, fare comizi e partecipare a campagne politiche conservatrici».

Madre Teresa si è sempre opposta alle decisione del Concilio vaticano secondo. Ha vissuto la riforma della Chiesa come un tradimento della vera fede. La sua posizione è sempre stata ultra conservatrice, perfino più fondamentalista dei religiosi ortodossi.

La missionaria viaggiava da una parte all’altra del pianeta anche per tenere comizi ultra conservatori. «La peggiore minaccia per la pace nel mondo è l’aborto», disse Madre Teresa durante il suo discorso al momento del ritiro del premio Nobel per la Pace. E in un’altra occasione pubblica: «L’aborto e la contraccezione sono le più grande minaccia alla pace nel mondo. L’unica situazione in cui è possibile avere figli è quella della famiglia tradizionale: marito e moglie. La famiglia tradizionale è l’unica legittimata». E ancora: «L’Aids è semplicemente una giusta retribuzione per una condotta sessuale impropria».

Schierata anche contro gli anticoncezionali e il divorzio, che considerava un abominio, nel 1996 utilizzò parte dei soldi giunti dalle donazioni per finanziare una campagna referendaria anti divorzista in Irlanda. La cosa curiosa è che lo stesso anno dichiarò a “Vanity Fair” di essere felice per il divorzio della sua amica Diana Spencer, «perché chiaramente il suo matrimonio è infelice».

Hitchens: «Madre Teresa non fu amica dei poveri. Fu amica della povertà. Diceva che la sofferenza è un dono di Dio. Per tutta la vita si è opposta a una delle cause riconosciute della povertà: la responsabilizzazione delle donne e l’emancipazione dal modello di donna vista unicamente come animale da riproduzione».

Ma l’immagine costruita intorno alla sua figura non fece mai trapelare la vera natura della suora. Prese soldi perfino da François Duvalier, lo spietato dittatore di Haiti, che gli offrì pure un premio per il suo «cattolicissimo impegno», ritirato personalmente dalla missionaria. E ancora. Frequentava personaggi finiti al centro di scandali finanziari, dai quali riceveva finanziamenti per milioni di dollari. Indicativo il caso dell’amico affarista Charles Keating, condannato per truffa e bancarotta fraudolenta. Madre Teresa non restituì niente del milione e duecentocinquantamila dollari, frutto di guadagni illeciti, che Keating le aveva dato, nonostante l’esplicita richiesta dei pubblici ministeri del processo. Ventitremila persone non ebbero mai indietro i loro risparmi.

Il teologo Quinzio: «Padre Piero Gheddo scrive che Madre Teresa “maneggia miliardi (di dollari)”. Trovo questo in singolare contrasto con l’immagine che dell’anziana religiosa viene proposta, non solo nella Chiesa, ma in tutti i mass media che se la contendono. È fatale che un impegno caritativo, allargandosi, finisca oggi per assumere il carattere di un’impresa organizzativa e amministrativa simile a quelle che hanno scopi economici. Ma non mi è facile far coincidere l’immagine della grande imprenditrice su scala planetaria con quella della vecchia donna scalza, curva, debole che soccorre con le sue mani malati e morenti.

Era una viaggiatrice instancabile. Una vera presenzialista. Per poter viaggiare in comodità aveva acquistato (a caro prezzo) una prenotazione riservata a vita nella business class di Air India.

Almeno era per una buona causa: raccogliere donazioni in favore dei poveri. In realtà, grazie le donazioni servirono ad aprire cinquecento conventi in più di cento Paesi, espandendo la congregazione delle “missionarie della carità”, da lei stessa fondata.

UNA DELLE TANTE LETTERE SPEDITE DAI VOLONTARI ARRIVATI A CALCUTTA. QUESTA È DI UN VOLONTARIO TEDESCO: «SONO RIMASTO SCIOCCATO DALLE CONDIZIONI IN CUI VERSA L’OSTELLO DI MADRE TERESA. IL PERSONALE NON SEMBRA PER NIENTE PREPARATO. I BAMBINI SONO TRATTATI MALE E NON GLI VIENE IMPARTITO ALCUN INSEGNAMENTO»

Lo scrittore indiano Aroup Chatterjee, la rivista tedesca “Stern”, il “Guardian”, “Le Monde Diplomatique”, il giornalista d’inchiesta britannico Christopher Hitchens e molti altri giornalisti hanno criticato l’attività delle missionarie. Molti dei conventi fondati da Madre Teresa non forniscono alcuna assistenza alla popolazione. Il loro scopo è solo quello di convertire le genti locali alla chiesa cattolica e di reclutare nuove suore. Di altri dove vengono ospitati orfani, invece, il “Guardian” ha denunciato le disumane condizioni di vita dei bambini, e gli abusi che sono costretti a subire, sempre in nome della dottrina della sofferenza. «Una delle sue suore è stata accusata di aver torturato una bambina di sette anni. La sorella è scomparsa non appena la cosa si è saputa in giro. La denuncia è stata fatta dal padre della bambina (Kaviran Mondal). Sua figlia Karabi era una delle cento che vivevano nell’ostello. Karabi venne vista mentre rubava dei gioielli dalla casa adiacente all’ostello. Sorella Francesca come punizione costrinse la bambina a mettere le mani su un piatto incandescente che si usa per cuocere le frittelle. Le ustioni sono state così profonde che la bambina ha dovuto subire un trapianto di pelle. Da quello che ci risulta, suor Francesca aveva in passato picchiato e torturato altri bambini. “Non è in grado di controllare il suo sadismo”, si legge nei documenti processuali». Questa è solo una delle tante storie dell’orrore raccolte sugli ospizi per bambini delle “missionarie della carità”.

E che dire del fatto che le “missionarie della carità” siano l’unica organizzazione di tutta l’India che si rifiuta di fornire il bilancio delle sue finanze al governo di Nuova Delhi?

Infine c’è la questione della santificazione di Madre Teresa. C’è chi dice che tanta fretta sia dovuta al business che ruota intorno alla sua figura.

Al momento dell’annuncio della sua beatificazione, alcuni cittadini indiani hanno protestato. In base a un’indagine condotta dal governo indiano, il presunto miracolo, sulla base del quale la suora è stata beatificata, si è rivelato falso. La donna devota a Teresa, che sarebbe stata miracolosamente guarita da un cancro, è stata invece guarita dalle medicine ricevute in un ospedale. In più, i medici della struttura dov’è stata curata la devota hanno denunciato le pressioni subite dalle “missionarie della carità” per tacere e stare al gioco.

Ha scritto Christopher Hitchens: «La bengalese Monica Besra ha dichiarato di essere guarita da un cancro mortale grazie a un miracolo. In casa sua c’era una foto di Madre Teresa. Un giorno questa foto si sarebbe illuminata investendo la donna di una luce guaritrice. Sulla base di questa testimonianza il Vaticano sta portando avanti il processo di santificazione. Ebbene, il suo medico curante si chiamava Ranjan Mustafi. Questi ha dichiarato al “Times of India”: “La signora Besra non soffriva di nessun cancro incurabile, bensì di una cisti tubercolare. L’abbiamo curata come facciamo con tutti i nostri pazienti. Le sono state prescritte medicine, ed è guarita come ci aspettavamo che facesse». Il dottor Mustafi non è mai stato ascoltato dagli investigatori vaticani”».

Articolo di Franco Fracassi 

Da: PopoffQuotidiano

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