A guardare la tv, sembrerebbe che in Friuli l’unico a fare campagna elettorale sia Beppe Grillo, che, è vero, continua a sproloquiare soltanto su temi nazionali, ma ha quasi sempre una rete a disposizione per emettere il suo urlo convulso, una specie di singulto rabbioso che deve avergli rovinato per sempre le corde vocali (e a noi le orecchie). Peccato per le sue grandi qualità di attore, ridotte a quel solo acuto scurrile, non per questo meno politico. E infatti, mentre la tonalità resta uguale, l’offerta cambia.Appena l’altro ieri pareva che il Movimento 5 Stelle fosse disponibile a considerare anche Prodi tra i papabili (cioè presidenziabili), essendo il suo nome votato anche dai misteriosi elettori in rete, magicamente trasformati in «popolo italiano». Ma ieri è arrivato il diktat grillesco: «Non ci pensiamo neanche ad abbandonare il nome di Rodotà». Nome specchiato di un uomo di sinistra che, tra le tante lezioni impartite a varie formazioni politiche, ha cercato di insegnare qualcosa anche al Movimento 5 Stelle e alle sue pretese di democrazia elettronica. Ma Grillo non tiene rancore (quando non gli conviene), perché il suo obiettivo, al momento, è di usare Rodotà come arma contundente contro il Pd, fino a demolirlo. Con l’effetto sicuro di lasciare in campo il solo Pdl, con il suo boss messo all’angolo, ma tutt’altro che vinto, né tantomeno abbandonato dalle sue amazzoni, mandate ogni giorno in tv a togliere il pane di bocca a Capezzone.
A proposito di tv, abbiamo ascoltato con le lacrime agli occhi le parole nostalgiche di Michele Santoro nei confronti del vecchio Pci (sempre caro mi fu), che non avrebbe consentito sbandamenti simili agli attuali. Curioso che a nutrire tanta deferenza postuma siano gli stessi che, a suo tempo, sputavano sul Pci e oggi esaltano la spinta propulsiva del grillismo, o addirittura del «renzismo» (ammesso che esista), due derive che col Pci nulla hanno a che fare.
(Maria Novella Oppo - Fronte del Video)
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