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Maalox 8 - Chi vince vince (Opera prima 2014)

Da Ellisse


rokko smithersonBene, dirò qualcosa di antipatico, per una volta, e forse inusuale. Ma lasciatemi divertire.  Si è conclusa l'edizione 2014 di Opera Prima organizzato da Poesia 2.0 insieme a CiErre Grafica di Flavio Ermini.  Hanno vinto Tiziana Gabrielli con L’ora senza nome e Fausto Urru con Angle mort. Sono contento per loro, sinceramente.  Ma il fatto mi pone qualche problema.
Facevo parte del comitato di lettura, o giuria, e ora capita la cosa che mi perplime - direbbe Rokko Smitherson (*) -, che cioè i vincitori sono due tra coloro che a mio modesto avviso valevano di meno (intendendosi questo "di meno" in senso relativo). Ora, deve esserci qualcosa che non va in me, è evidente, è successo altre volte. Devo capire, lo dico sinceramente, magari andando per esclusione, senza polemiche con il resto della giuria, che stimo e di cui rispetto le valutazioni, tanto più  che, come dice Grillo, uno vale uno. Spero che nessuno dei "colleghi" che hanno votato per i vincitori (è ovvio che ce ne sono) se la prenda.
La prima eventualità è che io faccia parte, a mia insaputa, di una minoranza del gusto e/o dell'estetica. Può essere, anche se non ho una vocazione minoritaria come la sinistra italiana. Ma questo ridurrebbe il problema a una mera questione di "democrazia letteraria", ovvero si vota e vince chi ne prende di più, punto e basta. Tuttavia è un'ipotesi che avrebbe un effetto nefasto, di rimbalzo (pensateci), proprio sul valore delle opere premiate (e ancor più su quelle non premiate), spostando il problema sul  "quantum" piuttosto che (in funzione disgiuntiva, mi raccomando!) sul "quid". Ma tant'è. 
Non scarto l'ipotesi nemmeno di essere un pessimo lettore. Non mi giustifica certo il fatto di aver letto in tutti questi anni milioni di versi, spesso scadenti, a volte ottimi, in rare occasioni memorabili. Ho cercato sempre di farmene una ragione (del fatto che per me fossero memorabili), ma l'ipotesi deve comunque essere presa in considerazione perchè quella "ragione" (che per sua natura ho cercato di razionalizzare) non mi dà ragione, perché potrebbe essere invece del tutto irrazionale, una specie di "campo della passione" lacaniano o una metafisica.
Può darsi, in alternativa o in aggiunta, che io abbia dei pessimi strumenti critici (ma "strumenti critici" sono parole grosse, diciamocelo). Il fatto è che se qualcuno mi chiedesse "quali sono i tuoi strumenti critici?" io non saprei che rispondere. Ma vi rendete conto? Comunque, con quelli che ho (probabilmente un coacervo di cose che ho studiato, che ho letto, che mi hanno insegnato e qualche altra eco culturale) mi sembrava di aver capito, sia detto senza arroganza, che nella novantina di opere lette la stragrande maggioranza fosse scadente o menasse il can per l'aia, alcune fossero buone, altre interessanti e innovative, qualcuna acerba come una susina primaticcia e quattro o cinque certo migliori delle due che hanno vinto. Ma può darsi che abbia preso una cantonata, non lo nego. La critica, lo sappiamo, ammesso che esista non è una scienza esatta. Ma se lo fosse dovrebbe a mio avviso avere una funzione di svelamento, o meglio, di smascheramento.
C'è poi l'eventualità che io persegua una mia idea di poesia, una linea, una direttrice, una magnifica ossessione. Ci sta pure questo, che abbia cioè uno schema in testa come quei giochi da bambini dove devi mettere i pezzi sagomati nei buchi con la forma giusta corrispondente (ma conosco dei bambini che ce li infilano lo stesso usando il batticarne della mamma). Se ci pensate quei giochi sono dei pre-giudizi e il bambino con il batticarne in pugno ha certamente del genio, non lo nego. Ma io non me la sento di usare  il mazzuolo, né di trovare a certi lavori delle  giustificazioni che probabilmente gli stessi autori non accetterebbero. Dunque, sarà questa l'ipotesi giusta? Tenderei ad escluderlo, dato che, come è facile constatare, mi interessano stili e poetiche anche molto diversi tra loro, che però, ne sono sicuro, qualche qualità in comune ce l'hanno. La sfuggente qualità della poesia. O quella "ragione" di cui sopra.
Non mi viene in mente altro, per ora. Preciso per l'ultima volta che non intendo polemizzare con nessuno né innalzare al cielo un errante lamento alla luna. In effetti non ho di che lamentarmi, anzi ringrazio chi mi ha dato questa opportunità anche quest'anno. Però mi farebbe piacere che qualcuno mi chiarisse le idee. Se volete potete votare le ipotesi di cui sopra. Intanto, se pure vi va, potete leggere le raccolte vincitrici QUI. Poi magari (ma dovrete insistere parecchio) vi spiego cosa non mi è piaciuto nella poesia dei due vincitori. Saluti.


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