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Maccagno (VA): dopo i tanti cantieri di Anas, la statale 394 rimane “l’Incompiuta”

Creato il 12 marzo 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Cinque sono stati gli interventi dell’Anas lungo la statale 394, snodo centrale di passaggio dall’alto varesotto al Canton Ticino. Due nella frazione di Colmegna, con l’allargamento della corsia in due punti diversi, un cantiere, tra le gallerie che collegano Maccagno e Colmegna, che ha permesso l’ampliamento della strada ed un altro che ha portato l’allargamento del ponte sul Giona. Infine, l’incompleto sottopasso all’uscita di Maccagno verso Zenna.

Il sottopasso che collega Maccagno a al valico di Zenna

Il sottopasso che collega Maccagno al valico di Zenna

Una storia lunghissima, durata oltre 40 anni. Da tanto si aspettava l’allargamento del sedime stradale, ma ogni volta sembrava nascere un problema diverso. Alla fine, per tutti, quel tratto di strada era diventata “l’Incompiuta”. Sabato 22 dicembre 2012 poteva dirsi concluso il lungo iter che ha visto concretizzarsi l’intervento di ammodernamento della strada statale n. 394 voluto da Anas tra Colmegna e Maccagno. A quel giorno risale l’apertura del transito a doppio senso nel sottopasso ferroviario all’uscita di Maccagno verso Zenna, ultimo di cinque interventi programmati.

Un cantiere iniziato a marzo 2011 e costato complessivamente 5 milioni di euro, fortemente voluto dall’allora assessore alle infrastrutture e mobilità di Regione Lombardia, Raffaele Cattaneo. Nelle vesti ormai di “ex”, all’inaugurazione del sottopasso era presente lo stesso Cattaneo, con i funzionari di Anas del compartimento di Milano guidati da Matteo Castiglioni, l’allora sindaco di Maccagno Fabio Passera e Giancarlo Civelli, titolare dell’impresa di costruzioni che ha realizzato i lavori (l’appalto era stato assegnato al Consorzio Stabile Aedars di Roma).

Ventuno mesi di quel cantiere non erano stati rose e fiori. Una lunga serie di code, semafori e disagi per tutti, frontalieri in testa. Lavori che erano stati funestati anche dalla morte di un giovane camionista di Bolzano, Francesco Allori, morto per una tragica fatalità proprio nei luoghi interessato dai lavori il 28 giugno 2011.

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La “Torre Faro” non funzionante, manca il collegamento elettrico

Oggi resta però la soddisfazione di un intero territorio di aver portato a termine un’opera indifferibile, che ha cambiato per sempre la mobilità su questo tratto di alto lago Maggiore che conduce direttamente in Svizzera e, attraverso il Gottardo, direttamente nel cuore dell’Europa. Tutto bene, quindi? Non proprio. Ancora oggi, a oltre un anno da quando l’ultimo operaio ha lasciato il cantiere, è rimasta ancora una cosa da fare. E non si tratta di una questione banale, visto che in ballo c’è la sicurezza. Proprio sul nuovo svincolo col sottopasso che porta a Zenna la “torre faro” predisposta per illuminare lo svincolo non funziona. Dovrebbe mancare solo il collegamento elettrico, e la prima galleria illuminata è a poche decine di metri.

E quindi? Tutto è, ancora una volta, nelle mani di Anas. Nella speranza che non ci sia da piangere un nuovo incidente prima di metterci mano.

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