Non si fermano dal 10 dicembre scorso le manifestazioni che hanno visto scendere in piazza a Skopje oltre 12.000 tra studenti e professori, in quella che è la più grande ed intensa serie di manifestazioni a sfondo non etnico nella storia della Macedonia indipendente.
Motivo scatenante è stato il varo da parte del governo conservatore, guidato dal Partito Democratico per l’Unità Nazionale Macedone (Vmro-Dpmne) del premier Nikola Gruevski, di una nuova e controversa legge riguardante il sistema universitario che prevede l’introduzione di un esame a supervisione statale che, a dire dell’Esecutivo, contribuirà a migliorare la qualità dell’istruzione superiore.
Di diverso avviso sono invece quelli che con il mondo accademico e con i problemi dell’università hanno a che fare quotidianamente: studenti e docenti si sono infatti dimostrati molto critici nei confronti di questa riforma, organizzandosi in comitati volti a resistere ed a far sentire la loro voce con manifestazioni di piazza ed occupazioni degli istituti, lo Student’s Plenum (Студентски Пленум) ed il Professor’s Plenum (Професорски пленум).
Per conoscere meglio le motivazioni che li spingono a proseguire in questa lotta, Notizie Geopolitiche ha intervistato due dei leader di questi movimenti, rispettivamente Darko Malinovski, studente alla Facoltà di Legge “Giustiniano Primo” presso l’Università Stanti Cirillo e Metodio di Skopje e Zaneta Trajkoska, direttore della Scuola di Giornalismo e Pubbliche Relazioni:
-Le manifestazioni studentesche delle ultime settimane sono forse, per numero di partecipanti, le più grandi mai viste nella storia della Macedonia sin dalla sua indipendenza: cosa ha spinto migliaia di studenti e professori a scendere in strada e che cosa chiedete al Governo?
Malinovski: Nei mesi passati, il governo ha annunciato sottovoce che erano in cantiere riforme in materia di formazione superiore con il fine di migliorare la qualità dell’istruzione.
In un primo momento le informazioni diffuse dai funzionari governativi erano confuse, ma col passare del tempo è divenuto chiaro che si voleva introdurre un test finalizzato alla valutazione esterna di tutti gli studenti universitari, chiamato “Esame di Stato”.
Tramite quest’ultimo il Governo sta di fatto cercando di espandere la propria influenza ed il proprio controllo sul settore dell’istruzione superiore; la popolazione accademica ed il pubblico in generale però si sono resi subito conto che il Ministero dell’istruzione in realtà non era interessato a portare avanti delle riforme reali ed efficaci: non hanno infatti mai spiegato come il modello proposto possa migliorare la qualità dell’istruzione, proponendo queste soluzioni sbrigative che sono del tutto inadatte ad affrontare la debolezza sistematica dell’intero settore universitario.
Ci sono stati negli anni passati numerosi problemi che hanno afflitto gli studenti, per lo più le condizioni dei dormitori per gli studenti poveri, la mancanza di finanziamenti adeguati per l’Università statale, le frequenti modifiche in via eccezionale delle leggi riguardanti l’istruzione superiore, la mancanza di organi di rappresentanza degli studenti dove non regni la corruzione. Questa è stata quindi l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso, e qualcosa doveva essere fatto.
Abbiamo chiesto il ritiro della proposta di riforma e la scrittura di una nuova legge per l’Università, redatta tramite un processo trasparente ed inclusivo, basato su una vera analisi dei problemi in materia di istruzione superiore e che questa volta includa anche studenti e professori.
-Già alcuni mesi fa si sono verificate manifestazioni e sit-in come quelli attuali ma Tv e giornali li hanno di fatto passati sotto silenzio; in questa occasione i media nazionali hanno invece portato avanti duri attacchi nei vostri confronti. Come valutate questo atteggiamento?
Trajkoska: Ci aspettavamo questo tipo di comportamenti da parte dei media, che sono sotto il controllo del Governo e stanno ricevendo una quantità enorme di fondi da parte dell’Esecutivo sotto forma di pubblicità di stato.
In Macedonia, negli ultimi anni, sono state lanciate un sacco di campagne pubbliche finalizzate a comprare l’appoggio dei media: pubblicità per una vita sana, per un’alimentazione corretta, campagne per invitare la popolazione a creare famiglie e concepire più figli, una campagna contro l’aborto, portata avanti nonostante questo diritto in Macedonia sia garantito dalla legge…
In questo modo, il Governo macedone ha condotto una “corruzione legalizzata” dei media, quindi siamo di fronte ad una situazione in cui sulle maggiori emittenti televisive, compreso il servizio pubblico, non si troverà mai una notizia che sia critica nei confronti della politica governativa.
Sapevamo già che le proteste degli studenti, le manifestazioni in strada e le occupazioni delle università non sarebbero state coperte o sostenute dai media filo-governativi.
In fatto di libertà di stampa e di parola la Macedonia è uno dei paesi peggiori della regione; ciò è confermato dai dati riportati dalle organizzazioni internazionali per la libertà dei media (Secondo la classifica 2014 di Reporter Senza Frontiere la Macedonia si trova al 123° posto al mondo n.d.r. [1]).
– Una delle accuse spesso mosse contro i movimenti che organizzano queste manifestazioni è quella di essere guidate da persone appartenenti a partiti di opposizione, in particolare all’Unione Sociale-Democratica di Macedonia (Sdsm), il leader della quale è Zoran Zaev, recentemente raggiunto da pesanti accuse, come quella di spionaggio, mossegli dallo stesso primo ministro, Nikola Gruevski; pensate ci sia un collegamento tra questi attacchi contro Zaev e le recenti proteste? Negate di essere un’organizzazione vicina ai partiti di opposizione e quindi antigovernativa?
Malinovski: In primo luogo si deve capire che nel contesto in cui ci troviamo ora, e da molto tempo addietro, i partiti di governo, in mancanza di argomentazioni lanciano sempre attacchi “ad hominem”, etichettando gli attivisti per i diritti civili, o noi in questo caso, come membri di partiti di opposizione o come persone pagate per manifestare. Come studenti siamo un movimento orizzontale, autogestito e non-partitico che ha un semplice motto: “Abbiamo un solo libro, è l’indice”, riferito alla nostra agenda, rifiutando l’influenza di qualunque partito.
Dato che uno dei nostri valori è l’inclusione non possiamo certo escludere qualcuno dal nostro Plenum solo perché è membro di una formazione politica, ma nel nostro movimento costoro sono soltanto degli studenti e non rappresentano alcun partito e nemmeno alcuna Ong.
Per quanto riguarda Zaev gli attacchi nei suoi confronti sono una questione uscita nelle ultime settimane e sono estranei alla lotta portata avanti dal nostro movimento.
– Spesso le critiche avanzate da Student’s Plenum si sono dirette verso il problema della corruzione nella pubblica amministrazione; potete fornirci un quadro generale della situazione nel paese?
Malinovski: In fatto di corruzione, noi come Student’s Plenum affrontiamo la questione per quanto concerne il mondo dell’Istruzione; questo non significa però che questa non sia una prassi sempre presente in molti settori della vita pubblica.
Abbiamo infatti sempre fatto notare che il possedere una tessera di partito è ormai una condizione imprescindibile, se si spera di garantirsi un posto come impiegato nella pubblica amministrazione e, in certi casi, anche in aziende private.
È infatti per uno studente molto più probabile ottenere una stanza in un dormitorio se possiede una tessera di partito; per diventare presidente del Parlamento degli Studenti (una forma di rappresentanza studentesca), o anche per diventarne soltanto membro, di fatto devi avere l’approvazione di uno dei partiti al potere ed il processo di elezione è in se una grossa farsa. Attraverso questo Parlamento i partiti stanno nella pratica tenendo sotto controllo gli studenti.
La Macedonia di anno in anno sta sprofondando negli indici di corruzione, sempre più in basso e, in questo campo, gli studenti non fanno eccezione (Transparency International pone la Macedonia al 64° posto al mondo in fatto di trasparenza delle istituzioni n.d.r. [2]).
– La Macedonia è un paese che sta seguendo quel percorso che forse, un giorno, la porterà a diventare una parte integrante dell’Unione Europea; vedete in questo una speranza per il futuro?
Trajkoska: Il percorso di integrazione nell’UE è l’unica soluzione per la Macedonia. Il nostro paese avrebbe già dovuto iniziare i negoziati con Bruxelles per l’ingresso tra gli stati membri della Comunità Europea, ma in seguito al blocco imposto dalla Grecia a causa della questione relativa al nome la Macedonia è ancora in una condizione di stallo; uno dei motivi per cui si sta derogando alle norme ed agli standard democratici nel nostro paese è proprio questa attesa di cominciare il processo di negoziazioni.
C’è una decisione della Corte di Strasburgo secondo la quale Atene non ha il diritto di esercitare questo blocco per la nostra adesione ad Ue e Nato, è una sentenza vecchia di sei anni, ma da allora nulla è ancora successo. Ogni anno c’è una relazione della Commissione Europea che fornisce un parere positivo riguardo all’inizio del processo di integrazione macedone, ma sappiamo che la decisione soprattutto politica, speriamo quindi che la Ue abbia il coraggio di fare la scelta giusta per il nostro paese e che cominci presto le negoziazioni.
Quando questo cammino inizierà molte cose volgeranno al meglio e le élite politiche non saranno più in grado di agire come vorranno, bensì dovranno fare ciò che sarà necessario per consentire alla Macedonia di diventare un membro a pieno titolo dell’Unione Europea.
Note:
[1] http://rsf.org/index2014/en-index2014.php
[2] https://www.transparency.org/cpi2014/results