Rifacendosi esplicitamente al meccanismo della commedia ad episodi – quella dai toni tragicomici e sempre attenta al sociale, come nel celebre I mostri di Dino Risi o nel coevo I complessi del trittico D’Amico/Risi/Rossi – Nanni Loy gira e sceneggia, insieme ad Ettore Scola e Ruggero Maccari, un film critico ma in sostanza disilluso, incentrato sulla desolazione umana di un Paese che non intende cambiare.
“Il film è sviluppato attraverso 11 episodi incentrati su cinque temi distinti (Usi e costumi, Il lavoro, La donna, Cittadini, Stato e Chiesa, La famiglia). Tra i tanti: la giovane vedova di un vecchio riccone incontra l’antico amore, ma abituata a legarsi per interesse, non lo sposa neanche stavolta. Una bellona lusingata dalle attenzioni di uno scapolo fascinoso scopre poi che l’uomo si interessa solo alla sua auto. Un uomo d’affari va in Municipio per un certificato e ne esce senza aver ottenuto il documento, ma con parecchie multe”
Capolavori memorabili restano (anche per l’ironico cinismo che li contraddistingue) gli episodi col fedifrago Alberto Sordi e, per altri versi, quello ossessivo con Manfredi, vittima del folle sistema burocratico caro alle istituzioni Italiane. Il resto diverte e sortisce qualche risata, anche se spesso la stoccata antropologica fa più il verso alle freddure tipiche dei fumetti, ed in tal senso lo sketch dei paesani che osservano il manifesto sulla povertà in India ne è un esempio lampante.
Rendono il risultato complessivo di maggiore interesse le soluzioni visive del direttore della fotografia Ennio Guarnieri (che ritroveremo, molte produzioni dopo, anche sul set de Il giardino dei Finzi Contini e Fratello sole, sorella luna), un maestro nel saper rendere in maniera incisiva la “personalità” stessa delle cittadine coinvolte nell’operazione: l’austera Roma, la colorata Amalfi, la signorile Firenze, la severa Matera… Una ricerca tecnica e di conseguenza poetica oggi impensabile per un prodotto cinematografico di genere comico, perlomeno di produzione nazionale.
Non memorabile nel suo complesso, ma interessante se confrontato al decisivo degrado della contemporanea commedia italiana, pura e frettolosa rielaborazione di tempi, volti e situazioni di matrice televisiva.
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