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made in wall n.01\2012 (Edwar Weston fotografie) di Stefano Massari

Creato il 08 ottobre 2012 da Wsf

(c)  Stefano Massari

mi sono ribellato . sono entrato ‘armato’ all’inaugurazione della mostra di edward weston a modena lo scorso venerdì 15 settembre . spinto da un desiderio di condivisione o anche – e forse più stupido – di privata celebrazione .

lo so . non si fa . è vietato . ma tra questi centodieci lavori esposti ci sono almeno una decina di capolavori –e soprattutto c’è uno dei nudi fotografici che ho amato di più . quello che da l’icona al mio video – per intenderci .

sono stato beccato  da un ragazzo africano – non in divisa da custode – ma in borghese con sacchetta di cotone arcobaleno – probabilmente per meglio confondersi tra il pubblico – sguinzagliato a pizzicare coglioni che iphonerebbero qualsiasi stronzata da sfondino cellularico .

mi ha redarguito con benevola pazienza . ho cercato di spiegare all’amico -– che ‘moi’ non sono di quel ‘tipo’ .. che avrei scritto un pezzo per un ‘giornale’ etc… – a bassa bassissima voce e un po’ troppo smarrito . e infatti lui sornione ma fermo mi ha degnato appena di un quieto e risoluto ‘nah’.. allora ho riposto con calma la mia piccola leika e ho giurato che ‘ok—non lo faccio più’..

però intanto qualche materiale lo avevo ‘discretamente’ girato e accelerandomi poi dentro tutta una serie di giustificazioni tipo: ‘è ora di finirla coi copyright del caz…’ – ‘l’arte è libera è democratica condivisione..’ e altre minchiate peggiori – ho deciso di ignorare la figuraccia e di inaugurare ‘made in wall’ con il maestro weston .

non sono un bravo lettore di didascalie o di eleganti biografie a parete . le ignoro perlopiù . vado diritto alle opere . percorro il corpo della mostra cercando di trovare le simmetrie previste e impreviste per meglio ‘osservare’ e aspettare . lo spazio labirintico dell’ex-ospedale di modena – mi affascina ogni volta . non riesce a essere neutrale nel suo costringerti a un continuo e sempre fallimentare tentativo di orientamento ‘sensato’ . lo considero un suo punto di forza – perché alla fine questo suo inevitabile districarsi e ri-complicarsi lo fa sparire . gli impedisce di incombere e fagocitare le opere . opere che vanno cercate . che possono sfuggire . e nei suoi disimpegni che costringono in corridoi stretti che immettono in stanzoni che dirigono in stanze che convergono o si dividono e si concludono in stanzini – lo spazio sembra condurti in un suo particolare e infine semplificato ragionamento . non offre mai un allestimento scontato – in quanto lo schema sembra ripetersi a ogni mostra . ma alla fine si sottrae e le opere ‘compaiono’ .

il lavoro di weston è l’ennesima prova (per me) che la pratica ossessiva e intransigente di un realismo estremo – dettagliato – e soprattutto ‘ravvicinato’ – può offrire produttive opportunità di rendere visibile l’invisibile . può condurre sulla soglia di un altrove – non solo possibile ma ‘vero’ – o forse per meglio dire: ‘avverato’ . può o abiurare dal tempo concreto e in atto . tempo che viene comunque in primo luogo consegnato alla fruizione analitica e oggettiva di chi osserva – ma che subito dopo innesca nell’osservatore un silenzioso e operoso ‘sentimento del tempo’ .

sentimento che lo costringe  a contestare la sua consueta disponibilità al ‘reale’ per completare e l’invito al superamento di quella soglia riconosciuta nell’opera – ricostruendo da sé e in sé le ipotesi di tempo – di mondo e di ulteriore realtà proposte dall’immagine .

pur convocato da weston a una disciplinata osservazione oggettiva delle sue foto – disobbedisco non ci riesco – una a una mi invitano a oltrepassarle – completarle – abitarle .  e non succede spesso . è soprattutto prerogativa dei grandi . mi pare . e non credo di sbagliarmi .

il realismo di weston (in questa mostra opere che vanno dal 1920 a 1935)– non ammette trucchi – artefatti – effetti . si compie tramite ostinata e rigorosa osservazione – scomposizione e penetrazione dell’oggetto fotografato . leggendaria è la sua ricerca di una perfezione tecnica minuziosa e indiscutibile dei suoi negativi . centinaia di negativi . centinaia anche solo intorno ad armonie e curve stupefacenti e segrete – svelate fotografando il cuore di un ortaggio o i meravigliosi anti-panoramici campi medi delle celebri dune oceaniche – dove la ‘regola’ del f/64 (massima chiusura del diaframma – quindi massima nitidezza su tutto il campo fotografato .. primo piano e sfondo) sembra voler spingere l’elemento sabbia a ritornare alla condizione naturale e oggettiva di superficie cosmica –  spalancando e celebrando – tra le sue ombre e curve e linee di luce nuova nervosa e mutevole – proprio il sentimento o forse il ritrovamento di un senso cosmico dell’esistente .

proprio questa disciplina del reale spinge weston verso i margini – lo conduce ai confini – lo consegna a quel punto di avveramento dell’oltre scoperto nell’oggetto fotografato .

weston non mi pare sia soprattutto famoso per i suoi nudi – ma qui ce ne sono in mostra alcuni intensissimi . anche il corpo è oggetto sezionato e disaggregato di una ricerca di armoniosità successiva delle forme . le modelle ritratte non sono ‘modelle’ ma amiche alle quali il fotografo non chiede di posare ma di ‘muoversi’ naturalmente (ma cos’è naturale?) come se lui non fosse presente . dei soggetti non compare mai il volto . il nudo che chiude il mio video è un capolavoro ‘oggettivo’ impressionante . sembra invitato a ‘posare’ – a un primo sguardo subito colpito dall’intenzione scultorea della luce . sembra essere all’inizio di un avvitamento non spontaneo . i piedi nervosi piegati nello sforzo ‘semplice’ di sostenere le gambe piegate – il busto preso nell’inizio di una torsione che si annuncia complessa – e che invece suggerisce un dinamismo composto e naturale – sono stupefacenti nel loro vigore e nel loro andare così architettonicamente in ombra . lo spazio tra i seni compatti ed eretti – unico elemento frontale  – mostra la tensione della pelle in  trazione che inizia a rimodellarsi sul costato . le gambe sono levigate da una luce che ne scandaglia ogni piega alla ricerca di un possibile contatto con il calore interiore di questa pelle che sta andando in tensione . il tutto ha una sensualità austera – vibrante – calma e accogliente – in quel suo equilibrio che parrebbe instabile – precario e che invece va a congiungersi determinato e maestoso .

un discorso a parte meritano i suoi ritratti . bellissimi . mai frontali . raccolti in espressioni assorte . cupe . riflessive . con sguardi perduti in punti psichici che suggeriscono distanza – inquietudine – forse dolore – forse attesa . curve e dettagli di un ulteriore altrove scandagliato dalla luce di weston con la consueta inesorabile nitidezza – e che stabilisce in questi volti una pienezza magnetica di cui non ne avevo ancora mai percepito l’entità . c’è poi un geniale piccolo ritratto degli occhi di tina modotti – questi sì frontali – dove il dettaglio dello sguardo è di una forza calma e avvolgente che interroga l’osservatore impedendogli di dissimulare alcunché . può solo sottrarsi e allontanarsi .

sì è vero . lo ammetto . mi entusiasmo e mi coinvolgo . per fortuna non sono un critico . soprattutto non manco di ri-accanirmi – (non riesco ancora a spiegare perché – prima o poi ce la farò) nel voler a ogni costo rintracciare – con alto tasso di arbitrarietà – anche tra questi ‘antichi’ scatti di weston – i segni di una via possibile per ritrovare qui e ora e oggi la strada verso un nuovo ‘moderno’ – un nuovo passaggio al grado zero . tengo stretta la traccia segnata da un ‘vecchio’ maestro che questa mostra curata dall’oramai (per me) eroico filippo maggia – mi restituisce con convincente e commovente intensità .

edward weston – modena – ex ospedale sant’agostino – a cura di filippo maggia – fino al 9 dicembre

http://stefanomassari01.wordpress.com/2012/09/18/made-in-wall-n-012012-edward-weston-fotografie/

(c)

Stefano Massari

 
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