La maxinchiesta continua con la ricostruzione di 428 pagine di ordinanza del Gip di Mafia Capitale atto secondo, 44 persone arrestate e 21 indagate a piede libero.
Mafia Capitale atto secondo. “La mucca deve mangiare. Prima nutri la mucca e dopo puoi mungerla. Fagli un elenco della mangiatoia. Il traffico di droga rende di meno degli immigrati.”
Sono alcune delle frasi intercettate dai Carabinieri del Ros, dove si rileva come l’ex esponente dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR) e affiliato della Banda della Magliana, Massimo Carminati, insieme con Salvatore Buzzi, considerassero le cooperative rosse e bianche da nutrire e poi da mungere.
Il giro di affari era costruito intorno alle “mangiatoie”, cioè all’accoglienza dei migranti ed ai campi rom, che hanno riempito le tasche di corruttori e corrotti, esponenti sia di destra sia di sinistra della Regione Lazio e del Consiglio della capitale. L’inchiesta, che possiamo definire Mafia Capitale atto secondo, ha portato 19 persone in carcere, 25 ai domiciliari, mentre 21 sono indagate a piede libero.
Dopo il primo spaccato ecco Mafia Capitale atto secondo.
Quando alla fine di novembre 2014 si aprì il pentolone vergognoso che portò a decine di arresti e di indagati, si capì subito che quello era il primo atto e che ci sarebbe stato un seguito.
All’alba di ieri sono finiti in cella, tra gli altri, consiglieri comunali e regionali e non solo. Tra questi Mirko Coratti, Daniele Ozzimo, Pierpaolo Pedetti, tutti del Pd, e poi Luca Gramazio e Giordano Tredicine di FI, e Massimo Caprari del Centro Democratico. I reati sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori. Insomma, siamo di fronte ad appalti truccati, mazzette, favori, assunzioni e lauti stipendi mensili per politici e imprenditori.
Tariffario per ogni migrante e per i politici.
Fra gli arrestati anche manager della Cooperativa La Cascina, accusati di corruzione e accordi con Luca Odevaine, già in carcere. Odevaine, ex vice capo di gabinetto di Walter Veltroni, intercettato mentre propone una sorta di tariffario dei migranti (possiamo pure quantificare – dice – 100 persone, facciamo un euro a persona), è un personaggio centrale nella gestione dei finanziamenti pubblici destinati all’accoglienza dei migranti. Ha già ammesso di avere intascato delle tangenti e favoriva imprese compiacenti, tra cui appunto la cooperativa La Cascina.
Tutto e tutti hanno un prezzo. Massimo Carminati e Salvatore Buzzi, il capo e il suo braccio destro di Mafia Capitale fanno affari con funzionari pubblici, assessori e politici, li contattano, li corrompono e poi li comandano a bacchetta. Hanno l’arroganza di chi si sente forte, di chi sa come ottenere ciò che vuole, e quando le tangenti non bastano a far rispettare gli accordi, vengono fuori le minacce, nemmeno troppo velate. Con questo sistema avrebbero messo le mani su una quantità infinita di affari.
Mafia Capitale atto secondo. E ancora una volta da questo secondo spaccato emerge la sudditanza della politica rispetto al potere criminale, alla capacità di far soldi su tutti, dai migranti ai rom, e soprattutto l’esistenza di un vero e proprio libro paga criminale a cui erano iscritti i politici di sinistra e di destra, nel Comune di Roma e nella Regione Lazio.
Mucche e mangiatoie.
L’immagine della mucca che deve mangiare percorre tutte le intercettazioni. E stupisce, ma sempre meno, vista la prima parte di Mafia Capitale, la sudditanza appunto dei politici, letteralmente comprati, secondo l’accusa, per un piatto di lenticchie.
Emergono aspetti vergognosi nell’ondata di arresti per Mafia Capitale atto secondo. Roma quasi come una cloaca politica a favore delle consorterie criminali. Quando ti rendi conto che nel consorzio mafioso guidato da Massimo Carminati ci sono anche esponenti politici importanti a libro paga, ti accorgi di quanto la politica sia ormai asservita ad altri interessi.
Centrodestra e centrosinistra dovrebbero fare un profondo esame di coscienza, perchè davvero è l’anno zero. Perchè non stiamo parlando dei classici di tangentopoli che operavano sulle grandi opere pubbliche, sulle tangenti per lavori importanti a livello infrastrutturale. Non era né meglio né peggio, intendiamoci. Ma qui stiamo parlando dei soldi per l’accoglienza dei migranti, per l’organizzazione dei centri per i migranti minori, e si lucrava anche su questo. Quando si arriva a creare un tariffario per ogni migrante sistemato, una piccola tangente sull’accoglienzza, allora si è raschiato proprio il fondo.
Ma è lungo l’elenco della mangiatoia ricostruito finora dagli inquirenti ed a quanto pare non ancora completo.