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Mafia, per la prima volta a Corleone è stato denunciato il pizzo. Quattro gli arresti

Creato il 27 gennaio 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

Per la prima volta a Corleone, il paese per decenni capitale di Cosa Nostra e regno dei boss Totò Riina e Bernardo Provenzano, alcune vittime del “pizzo” hanno collaborato con gli investigatori e hanno denunciato i loro aguzzini. Anche grazie alle dichiarazioni di chi subiva estorsioni, sono state portate a termine le indagini sfociate la scorsa notte dell’operazione “Grande passo 2″ condotta dai carabinieri con il coordinamento del procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Leonardo Agueci, e dei sostituti Sergio De Montis e Caterina Malagoli.

(livesicilia.it)

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L’attività investigativa della Dda di Palermo, quattro arresti per estorsione a Corleone. L’attività investigativa ha sviluppato spunti che già con la prima operazione “Grande passo” nel settembre del 2014 avevano portato a individuare gli esponenti delle famiglie mafiose di Corleone e Palazzo Adriano, delle quali sono stati delineati più in dettaglio gli assetti e sono stati stati ricostruiti i rapporti con il confinante clan di Villafrati. I quattro arrestati sono accusati a vario titolo di aver partecipato alla riscossione del “pizzo” e uno di loro è indicato come uomo di fiducia e fiancheggiatore del boss Antonino Di Marco, finito in carcere con la prima operazione “Grande Passo”. Quattro le estorsioni ricostruite, ai danni di imprenditori dell’edilizia e del commercio, questi ultimi taglieggiati nelle fasi sia dell’apertura sia della gestione dei loro esercizi.

Questa volta il muro dell’omertà si è infranto e le vittime hanno denunciato. Secondo quanto riferito, le tangenti dovevano essere versate sia nel proprio paese di origine sia in quello dove l’attività economica si svolge. Il “pizzo” veniva imposto anche per l’esecuzione di lavori di edilizia privata e una delle vittime ha dovuto pagare due volte, a due diversi mafiosi che erano in contrapposizione tra loro. Gli arrestati sono Ciro Badami, detto Franco, 69 anni; Francesco Paolo Scianni, 65 anni; Antonino Lo Bosco, 85 anni; Pietro Paolo Masaracchia, 66 anni.

Per tutti il reato contestato è estorsione aggravata dal metodo mafioso. “‘Io sono contro la mafia perchè va contro i miei interessi’. Ecco, questa frase di Calogero Montante di cui ora è stato anche allestito uno spettacolo teatrale, deve essere la traccia su cui occorre proseguire”. Lo ha detto Giuseppe De Rigi, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo nel corso della conferenza stampa dell’operazione “Grande passo 2″, che ha fatto luce su alcune estorsioni a Corleone grazie alla collaborazione delle vittime, per la prima volta nell’ex regno dei boss Riina e Provenzano. “Occorre – ha aggiunto l’ufficiale – rilanciare questo messaggio di tipo etico e valorizzare ancora di più la collaborazione degli imprenditori in un’area in cui la mafia mostra ancora la sua pervicacia, vessando non più o non solo la cosa pubblica ma ogni singola attività imprenditoriale. Non esistono imprenditori isolati, esistono imprenditori vessati. Sono plurime le richieste di pizzo – ha concluso De Rigi -, ma mai si era registrato fino ad ora in quel territorio l’avvicinamento degli imprenditori alle forze di polizia. Questo è il punto importante, da cui partire e proseguire per scardinare la criminalità organizzata”. (AGI)


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