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Maggio, il mese delle rose

Da Crudina
Erano momenti festosi, per quella bambina, quelli che viveva mentre andava al negozietto sotto casa con la nonna nei primi giorni di maggio. Forse perché i biondi boccoli che le incorniciavano  il visino paffutello la rendevano simpatica o, chissà, con le sue movenze cicciotte ispirava tenerezza. Fatto sta che, come un rito che si ripeteva anno dopo anno, quando arrivava il mese della Madonna per lei varcare la soglia di quell’esercizo era come addentrarsi nel giardino segreto. Sapeva che, oltre una piccola porticina a vetri, quei vetri spessi dai quali riesci solo ad immaginare tutto un mondo che sta al di là, esisteva un pezzo di terreno che, in certi momenti dell’anno, avrebbe dato i tesori della primavera inoltrata.
Girava tra gli scaffali mano nella mano della premurosa nonnetta aspirando i profumi e ammirando i colori negli scaffali poi, arrivata vicino alla cassa, il rito si ripeteva magicamente. Il signor Giulio le si avvicinava coi suoi occhiali rotondi e la voce che alla bambina ricordava tanto quella del puffo Quattrocchi con una rosa rossa; non una rosa già sbocciata, maestosa e imponente, ma un bocciolo, fresco, appena colto e talvolta ancora intriso di rugiada ed umidità. Ogni volta, sorridendo come avrebbe sorriso alla proprio nipotina, gliela porgeva orgoglioso, dicendole che era la prima rosa della stagione, quella che era appena sbocciata nel giardino. E quella rosa era dedicata a lei. E le avrebbe promesso che, per tutti gli anni a venire, la prima rosa del giardino segreto sarebbe sempre stata la sua. La bambina, sorridendo timidamente e ringraziando a un cenno della nonna, la prendeva, annusandola e cercando di non pungersi la manina pensando alla faccia che avrebbe fatto la mamma quando, la sera, l’avrebbe vista dentro un bicchiere sul tavolo della cucina. E così, anno dopo anno, maggio dopo maggio, stagione dopo stagione, la prima rosa era sempre la sua, anche quando ormai, fattasi più grandicella e signorina, si sentiva sempre un po’ bambina.Poi, all’improvviso, quel mese di maggio la rosa non arrivò, e la bambina capì che non sarebbe più arrivata per lei. Dopo la scomparsa del signor Giulio, il negozietto venne chiuso e, al suo posto, arrivarono due giovanotti che, di quelle rose, si scordarono ben presto. Quando vedeva passare la signora Anna, la vedova con la sua coda bionda e il suo incedere sicuro, per le vie della città, sempre vedeva una rosa dietro di lei, quasi a seguirla come un’ombra. E non poteva fare a meno di pensare a quella purezza che nessuno al mondo mai le avrebbe tolto
Ogni volta che passo vicino alla sua tomba, quando non posso portare una rosa, il pensiero va sempre a quei giorni, e mi immagino sempre lui, in un giardino di rose e orchidee, gli altri miei fiori preferiti, che sorride a chi gli passa di fianco, e con uno sguardo è riconoscente per avergli donato un momento di serenità e gentilezza.
Maggio, il mese delle rose

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