Magherini: indagati per omicidio carabinieri e infermieri
“Basta vi prego, sto morendo!”.
Era la notte tra il 2 e il 3 marzo scorso, e a pronunciare queste parole è Riccardo Magherini, ex calciatore della Fiorentina, fermato per strada da cinque carabinieri mentre era in stato di grande agitazione.
L’uomo aveva prima rotto una porta a vetri, poi aveva cercato di entrare in una pizzeria.
L’arrivo dei primi due agenti dell’Arma lo aveva scosso fino a fargli avere una crisi di panico. Crisi acuita dal fatto di essere sotto effetto di cocaina, come accerterà la procura. Un reato che va punito, ma che non giustifica le percosse, i pugni e l’umiliazione.
Magherini non vuole rimanere fermo e ai primi due agenti se ne aggiungono tre.
Uno dei 72 testimoni racconta che “prima lo hanno immobilizzato a terra e ho visto che gli tiravano quattro, cinque, sei calci. Sentivo il rumore. Lui urlava e chiedeva aiuto, diceva di stare morendo. Poi lo hanno tirato su, un agente lo teneva per il collo. Lo hanno ammanettato e rimesso a pancia in giù. Ho visto che gli davano calci sul torso e gli premevano un ginocchio sul collo”.
Di fronte alle violenze, anche la folla ha iniziato a chiedere di smettere. I carabinieri non hanno ascoltato, anzi, secondo un testimone “hanno detto di farci i cazzi nostri”. C’erano anche due ragazzini col cappello che invece li incitavano: “dategliene ancora!”.
Quando finiscono, Riccardo è a terra, non si muove. Allora viene chiamata l’ambulanza. Sono le ore 1:33, i Carabinieri sono arrivati alle 1:15.
All’arrivo dell’ambulanza uno dei testimoni nota qualcosa di strano: “Riccardo non si muoveva ma non si sono avvicinati subito a lui. Ci hanno messo diversi minuti prima di girarlo e dargli i primi soccorsi. Hanno sentito il battito e hanno iniziato a fargli il massaggio cardiaco. Sempre mentre era ammanettato con le mani dietro la schiena. Gli hanno fatto alcune flebo e allora finalmente l’hanno slegato.
La settimana scorsa, in una conferenza stampa al Senato, i legali della famiglia avevano mostrato un video atroce nel quale si vedeva Riccardo, schiacciato a terra da quattro carabinieri, gridare: “Aiuto, non ammazzatemi, ho un figlio piccolo”.
Dapprima la Procura di Firenze non aveva avviato un’indagine. Poi, la brusca svolta: tutti sotto inchiesta.
Vi sarebbero diverse incongruenze con le versioni dei carabinieri e dei paramedici con quelle dei testimoni oculari e dei tabulati telefonici.
Secondo i legali della famiglia, Riccardo era già silenzioso da diverso tempo, immobile e al suolo, prima che arrivasse l’ambulanza. Per telefono, i carabinieri e i medici avrebbero detto che invece era agitato e per questo gli stavano sopra.
Inoltre, anche se in questo stato, secondo vari testimoni i carabinieri avrebbero continuato a fargli pressione sul dorso, come viene scritto anche nella denuncia.
Il fatto avviene a poco tempo di distanza dagli applausi del Sap, sindacato autonomo di polizia, ai poliziotti condannati per l’uccisione di Federico Aldovrandi avvenuta il 25 ottobre 2005 con le stesse modalità.
Avvenimento’ gli applausi, che la madre di Federico ha trovato “rivoltante” e che ha subito fatto alzare la cornetta al premier Matteo Renzi, insieme ai vicesegretari PD Deborah Serracchiani e Vincenzo Guerini, che si sono detti “vicini alla madre di Federico” per “l’indegna vicenda”.
Il fatto che Magherini fosse sotto effetto di stupefacenti potrebbe sembrare una giustificazione per qualcuno guardando alle violenze, di certo non lo è per la famiglia. Chi commette reato, in Italia, viene processato, non pestato fino a morire.
Un altro caso di violenza degli agenti dell’ordine, che si vanno ad aggiungere a quelli di Stefano Cucchi e Giuseppe Uva. La lista, comunque, sarebbe molto più lunga.