Hokuto no Ken. Penso che quasi chiunque, se nato da metà anni ’70 in avanti, sappia cosa significhino quelle tre parole. Che sia tramite manga, o via anime, le avventure di Ken il guerriero, nel desolato mondo post-apocalittico, popolato da esperti di arti marziali, punk giganti e bellissime ragazze, sono entrate nell’immaginario di molte persone, rendendo ormai mitici vari elementi di questa fortunatissima serie, nata nel lontano 1983, dalla penna di Tetsuo Hara e Buronson.
A pensarci bene, Ken il guerriero è stato anche il primo contatto su larga scala con l’etica del bushido, i cui concetti sono chiaramente presenti, sebbene non espressi in termini tradizionali.
Per cui, al di la d’ogni moda passeggera e trend commerciale, il 64° successore della Sacra Scuola di Hokuto è sempre ai vertici di popolarità.
Non stupisce quindi l’hype suscitato dall’uscita di un nuovo videogame dedicato alla serie, Fist of the North Star, Ken’s rage. Titolo chilometrico, che definisce sostanzialmente un hack ‘n slash sulla tipologia di Dinasty warriors, uno dei best-seller di casa Koei, e dunque battaglie campali uno vs. migliaia, in cui si controlla uno degli eroi della serie, (Ken, Rei, Toki, Raoul, Shin, Souther, Mamiya, Jagger) in scenari che ricreano fedelmente i vari episodi della trama della prima serie, con la giusta profondità narrativa e drammatica. Oltre ai personaggi giocabili compaiono moltissimi altri volti noti, come Fudo, Juza, Shu, Ryuga, Juda, che prendono parte agli scontri talvolta come alleati, talvolta come avversari, e che lasciano ben sperare per eventuali DLC o sequel.
Ogni appassionato di Ken il guerriero è andato chiaramente in estasi alla notizia della lavorazione del gioco, e, hands on, l’entusiasmo è davvero meritato, perché si tratta di un titolo davvero ben prodotto, realizzato con molta cura e dedizione all’originale. Ottimo il comparto grafico, soprattutto sul lavoro dei personaggi, davvero dettagliati, e sulle animazioni, fluide, coinvolgenti. Gli scenari sono ovviamente quelli di città semi-desertiche e piene di macerie post-olocausto, non poteva essere diversamente, perciò è irrilevante tentare di giudicarle spoglie o ripetitive, anche perché il grande livello di interazione con essi (ovvero distruggere e lanciare oggetti, scalare pareti di roccia, aprire passaggi abbattendo muri a pugni) compensa alla grande la mancanza di varietà. La struttura di gioco è suddivisa in due opzioni, la modalità Musou, o Leggenda, che ripercorre fedelmente la storia di un personaggio, mettendolo di fronte a vari avvenimenti e boss-fight, e la modalità Gaiden, Sogno, che invece crea nuove possibilità narrative, con incontri, sconti, alleanze e tradimenti del tutto inediti. Ben fatto anche il sistema di sviluppo dei personaggi, che possono aumentare i propri attributi e imparare nuove mosse, investendo i punti abilità acquisiti combattendo lungo la mappa dei meridiani. Chiaramente non potevano mancare le tecniche segrete delle scuole di Hokuto e Nanto, numerose per ogni personaggio, a cui vengono riservate animazioni particolarmente riuscite ed emozionanti.
Il sistema di combattimento è sostanzialmente mutuato da Dinasty warriors, con attacchi veloci e leggeri e altri più lenti e potenti, che possono essere utilizzati in varie combo, anche con salti, difese, schivate, prese. I personaggi dotati di armi, come Mamiya e Jagger le usano attivamente, e posseggono anche una funzione di puntamento e mira.
Niente da dire, il lavoro svolto dai ragazzi di Koei è davvero notevole, e il loro titolo si risolve in un vero piacere da giocare, una sfida appassionante, che può essere affrontata a vari livelli di difficoltà, non perdendo mai di vista il divertimento. Probabilmente il cliente ideale rimane il fan della serie, anche se ogni persona, anche i più giovani, magari a digiuno di Ken, non potranno che gustarsi queste orde di nemici spappolati, esplosi, tagliati a strisce sottili.
Un’attesa di cui è valsa sicuramente la pena.
Hokuto no Ken Musou: “il tuo corpo esploderà fra 5 secondi, 4, 3, 2, 1…”