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Malati “terminati”

Creato il 20 novembre 2012 da Albertocapece

Malati “terminati”Licia Satirico per il Simplicissimus

Era una profezia semplice e tragica: gli effetti catastrofici dei tagli alla sanità colpiscono i soggetti più deboli, i disperati, i condannati. I dati dell’ultimo rapporto del Rapporto PiT Salute del Tribunale dei diritti del Malato dipingono un Servizio Sanitario Nazionale di farmaci costosi, di liste d’attesa lunghissime, di posti letto immaginari, di assistenze inaccessibili. Potrebbe esser peggio, in un presente senza futuro in cui occorre scegliere tra pazienti curabili e non. È quello che è successo nella Regione Veneto, dove un farmaco antitumorale è stato negato per motivi economici alle pazienti ultrasessantacinquenni.

Il decreto 196 del 3 ottobre 2012 ha infatti confermato la decisione della Commissione tecnica, che sceglie i farmaci da inserire nel prontuario regionale, di fissare un limite d’età per l’Abraxane: si tratta di un prodotto «indicato nel trattamento del tumore metastatico della mammella in pazienti adulte che hanno fallito il trattamento di prima linea e per le quali la terapia standard non è indicata». Per queste donne la Commissione suggerisce una terapia generica, meno costosa e ritenuta dagli esperti più tossica, oltre che meno incisiva. La differenza salta agli occhi: come riportato dal Corriere del Veneto, sei cicli di trattamento con Abraxane costano 8.733 euro, mentre col generico ne costano 2.208. La Regione si accinge a risparmiare un milione e mezzo di euro sulla pelle di 243 pazienti, troppo malate per incentivare l’inutile esborso di denaro pubblico.
In un clima del genere si inserisce il business dei nuovi stregoni, che offrono miracoli a prezzi più o meno modici nella stasi delle cure tradizionali. Il campionario non sarebbe dispiaciuto a Mary Shelley: passiamo dall’endovenosa di bicarbonato all’ascorbato di potassio, dalla tisana Essiac alle diete a base di succhi di frutta, dalle medicine alternative al veleno dello scorpione azzurro cubano. La lotta contro il cancro sta diventando una combinazione di discriminazioni economiche, truffe, traumi psicologici e danni fisici incalcolabili.

La corsa apparentemente folle verso i rimedi alternativi nasconde due realtà ingombranti: il sospetto sempre più corposo dell’inattendibilità dei protocolli ospedalieri, deviati da spending review e multinazionali del farmaco, ma soprattutto l’agonia della ricerca contro il cancro. In Italia non si investe più nella sperimentazione, nel sapere, nel valore delle terapie. In verità vicende come quella dell’Abraxane dimostrano che alle terapie si dà valore, ma in un significato orribile: quello che pesa la vita dei malati in libbre di carne, in cellule impazzite su cui investire o non investire denaro. L’Agenzia italiana del farmaco non contribuisce a migliorare le cose, specie dopo la recente bocciatura – avallata dal Tar del solito Veneto – di farmaci chemioterapici low cost come l’Avastin, validissimo nella cura delle degenerazioni della retina.

Nel 1920, in Germania, il penalista Karl Binding e lo psichiatra Alfred Hoche pubblicarono un esile libriccino intitolato Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens («Il permesso di annientare vite indegne di vita»), accolto sulle prime da indignazione e sgomento. Binding, passato alla storia come uno dei padri del diritto penale moderno, suggeriva una serie di tesi per dimostrare la legittimità della morte pietosa di disabili e malati terminali. Sappiamo bene cosa sia accaduto pochi anni dopo, quando il nazionalsocialismo fece del Vernichtung degli esseri inutili uno dei suoi obiettivi tendenziali.
Non sappiamo cosa accadrà adesso, con lo spettro di un’autentica eutanasia economica dichiaratamente impietosa. L’anima malata si affida sempre più spesso al veleno dello scorpione azzurro, nel terrore che anche il dolore possa essere declassato. La Lagarde ha detto che viviamo troppo: mettiamo a repentaglio le casse dello Stato respirando più del dovuto, spendendo senza risparmio ogni prezioso istante di vita. La spending review, le Agenzie, le multinazionali stanno facendo il resto: ma non ci parlino di razionalizzazione della sanità, di governi preoccupati per il fumo, l’abuso di alcol o il gioco d’azzardo. Siamo preoccupati di un esecutivo che si preoccupa troppo delle nostre sorti. E delle nostre morti.


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