Qualcuno potrebbe pensare che il solo fatto di voler adattare un’opera di Verga sullo schermo sia una blasfemia senza eguali. Eppure il film di Scimeca (non a caso siciliano), Malavoglia, presentato alla 67ª edizione del festival di Venezia nella sezione “Orizzonti”, è rimasto alquanto sottovalutato. Forse per la libera interpretazione del romanzo dell’autore verista. Infatti il mondo asfittico di Aci Trezza si trasforma nell’Italia di oggi, nella Sicilia delle routine di ogni giorno, in un racconto senza tempo, dove ogni personaggio cerca di liberarsi da se stesso e ne rimane vittima. Sono le stesse parole di Verga all’inizio del film a guidarci verso una famiglia di vinti, destinata a sgretolarsi. Ma la catena di disgrazie è addolcita da un forte senso di positività e speranza, sempre avvertibile in lontananza. Ogni membro della “Casa del nespolo” è reso più attuale che mai: dal giovane ‘Ntoni, che sogna un futuro diverso e aspira a diventare un famoso dj, alla figlia più grande, Mena, che si innamora dell’extracomunitario Alfio. Scimeca non scardina però i temi cari a Verga e con cura mette in risalto l’importanza del nido familiare e il rischio che comporta l’universo degli affari e della “roba”, arricchendo di modernità un romanzo che ne era già colmo nell’800.
Malavoglia è un film che ha molto da dire, che tocca il cuore e riesce a comunicare proprio perché rivisitato e adattato alle generazioni di oggi, che proprio come i figli di Bastianazzo e Maruzza, sognano, sbagliano, amano. Il buon vecchio cinema italiano esiste, basta solo scoprirlo.
Marcello Cuomo
TITOLO : Malavoglia
REGIA: Pasquale Scimeca
SCENEGGIATURA: Pasquale Scimeca, Tonino Guerra, Nennella Buonaiuto
SOGGETTO: “I malavoglia”, di G. Verga.
ANNO: 2010
PAESE: Italia