Mentre le forze militari francesi paracadutate dall’alto e i soldati ciadiani in avanzata da terra, hanno congiuntamente occupato la città di Tessalit, al confine con l’Algeria, la risposta dei ribelli alle forze governative è stata quella di un attentato a Gao, parecchi chilometri più a sud rispetto alla zona di operazioni.
Si è trattato di un attacco suicida, messo in atto( parrebbe) da un guerrigliero tuareg, a bordo di una motoretta, contro un check-point dell’esercito.
L’uomo si sarebbe fatto esplodere proprio secondo la tecnica dei kamikaze.
Per fortuna non ci sono state vittime ma l’episodio la dice molto lunga circa la stabilità e la sicurezza dei territori settentrionali del Mali.
Si dice anche che di kamikaze pronti a morire ce ne sarebbe più di uno.
Quasi certamente gli islamisti non si sono del tutto arresi, a prescindere da certi trionfalismi francesi sbandierati all’opinione pubblica internazionale attraverso i media ufficiali.
Nel senso che, non essendo in grado di fronteggiare un esercito regolare, i ribelli optano ormai per forme di guerriglia armata , le quali creano e creeranno molte più difficoltà al nemico.
Ciò che preoccupa attualmente sono le condizioni di vita delle popolazioni locali, le quali vengono a trovarsi tra i classici “due fuochi”, senza grandi possibilità di scampo (come sappiamo) e senza i necessari aiuti materiali, indispensabili alla propria sopravvivenza.
E questo aspetto del dramma maliano è stato più volte e da più parti segnalato all’opinione pubblica internazionale ,la quale, se non ha fatto orecchio da mercante, ha fatto molto poco.
I maliani e la loro unità pacifica sono l’ultimo dei problemi.
Semmai sono le ricchezze del Mali quelle che interessano e fanno gola a troppi.
Dentro e fuori il Paese.
Infatti, a Bamako, la capitale, zona meridionale del Paese, c’è stato, nelle ultime ore, ancora un ennesimo attacco da parte di un gruppo militare maliano dissidente contro i cosiddetti famosi berretti rossi.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)