Straordinario paradosso quello che attraversa la carriera del produttore, sceneggiatore e regista abruzzese Mario Orfini: progetti di strabiliante irresponsabilità (nel senso positivo del termine) come i due cult arboriani Il Pap’occhio e FF.SS. cioè: che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene? o lavori di ardito respiro commerciale, come appunto Mamba e Jackpot (1992), noto anche come il definitivo addio di Adriano Celentano al mondo del cinema.
“La moglie lo ha scaricato, ma la reazione di Gene sembra alquanto eccessiva: la rinchiude in un lussuoso loft senza uscite (le finestre sono bloccate) insieme con un mamba, un serpente aggressivo e velenosissimo. Prima di andarsene applica un detector al rettile ed alla stessa moglie, in modo da seguirne gli spostamenti su un monitor come in un macabro videogame”
Un titolo, si diceva, i cui nobili intenti erano chiaramente quelli di riportare il cinema di genere italiano ai fasti del passato: sceneggiatura accattivante (firmata da Orfini insieme a Lidia Ravera), cast internazionale con protagonista nientemeno la “signora Sting” Trudie Taylor, la fotografia raffinatissima di Dante Spinotti ed una colonna sonora interamente composta dal premio Oscar Giorgio Moroder. Sulla carta, insomma, un successo commerciale. Eppure le strade che lastricano la storia del cinema sono spesso impervie, se non addirittura incomprensibili: il film, tanto riuscito da giustificarne a tutt’oggi numerosi passaggi TV, riscuote un’ottima accoglienza nei festival specializzati ed è persino difeso dai critici italiani. Ma il pubblico (nostrano e quel che è peggio internazionale) non ne apprezza la cinica e beffarda costruzione, che lancia parallelamente stoccate tanto all’edonismo vuoto del periodo quanto all’inarrestabile crescita ed invasività delle tecnologie informatiche. A gravare poi alcuni evidenti buchi di sceneggiatura, che giustificano troppo marginalmente le dinamiche di cacciatore e preda.
Un vero peccato perché Mamba, rivisto oggi, è invecchiato piuttosto bene e regala ancora diversi brividi, come nella sequenza della vasca che vede la protagonista totalmente ignara del pericoloso intruso. Notevole.
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