Una vera banca dati di questi bestioni del passato. Il termine
“mammuth” raggruppa specie differenti di grossi mammiferi del genere Mammuthus, strettamente imparentati ai moderni elefanti, che vissero in Eurasia e in America settentrionale durante il Pleistocene per circa 5 milioni di anni, per poi scomparire dalla faccia della terra. Si adattarono al clima delle glaciazioni, avevano zanne lunghe più di 3 metri, vivevano in media 80 anni, pesavano 4/5 tonnelalte ed erano alti più di 3 metri.
Una montagna che avanzava lentamente. I cacciatori preistorici li consideravano una vera miniera di cibo, avorio e pelle. In Italia la loro presenza fu sporadica ma, altrove furono abbondantissimi, come in Siberia, dove, grazie al clima, i resti, conservati naturalmente, riaffioroano di tanto i tanto. mentre in Olanda, nel mare esistono veri giacimenti per i paleontologi e si può parlare di una vera “pesca nella preistoria”. Un mare nel quale è possibile prelevare, cattuarere le ossa dei ammuth. Dalle reti che pescano sul fondale riemergono i resti-fossili di quesat fauna di 45.000 anni fa. Pezzi di storia del nostro passato che diventano materiale per la ricerca umana.
Dal passato, sepolto in mare, a un presente, che deve essere conservato. Il
Morin khuur è uno strumento antichissimo, uno degli strumenti musicali più importanti del popolo mongolo , ed è considerato un
simbolo della nazione mongola. Produce un suono che viene poeticamente descritto come ampio e sfrenato, selvaggio come un il nitrire di un cavallo, o come una brezza nelle praterie. I
nomadi della mongolia gli hanno sempre atribuito poteri magici. Rischiava l’estinzione, finché l’Unesco non l’ha considerato è uno dei
Capolavori del Patrimonio Orale e Immateriale dell’Umanità. Solo pochi lo suonano ancora e secondo la tradizione dei nomadi la tecnica è sempre stata tramandata oralmente.
Uno strumento rigorosamente costruito a mano, è costituito da un trapezio in legno-incorniciato a cui sono attaccati due stringhe. Si svolge quasi in posizione verticale con la cassa di risonanza in grembo del musicista o tra le sue gambe. Ci sono una serie di leggende su come il Morin Khuur è stato creato, tutte basate sull’amore di un uomo per un cavallo morto. Così centrale era (ed è tuttora) il cavallo alla cultura mongola, che la testa del cavallo è stato posta sulla parte superiore dello strumento musicale, e il pelo della coda viene utilizzato per le due stringhe e per l’arco. E nella natura selvaggia le note del violino a testa di cavallo riecheggi

ano nel vento. Nella dura legge della sopravvivenza il Morin kuur viaggia con il popolo mongolo e accompagna tutti i riti, le festa della famiglia, e le cerimonie, così come accompagna le occasioni della vita quotidiana e le storie raccontate ai bambini, alla sera. Il Morin kuur, non è semplicemente uno strumento tradizionale, è un’arte affascinante, antica, un tesoro da conservare e conoscere. Il Morin khuur è stato e sarà il suono autentico della Mongolia,
melodia dell’anima e della natura.Augurandoci che questo strumento continui a esistere nella cultura mongola, affidiamo al Morin Khuur il compito di diffondere la musica del vento della Mongolia in tutto il mondo cosicché il violino mongolo, non rimarrà in silenzio.