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La trama (con parole mie): Creasy, ex assassino al soldo della Cia e di numerose altre formazioni militari si ritrova, una volta lasciato il mestiere, solo, depresso e alcolizzato, e giunto in Messico per rivedere un vecchio commilitone finisce per essere ingaggiato da una famiglia in cerca di una guardia del corpo per la piccola Pita, figlia di un giovane industriale locale e di una donna americana.Il rapporto con la piccola apre una breccia nel cuore chiuso e ferito dell'uomo, che torna a provare sentimenti e sviluppa un senso di protezione paterno per la bambina: quando un commando di poliziotti corrotti organizza il rapimento di Pita e nell'attuarlo non riesce ad eliminarlo, Creasy, una volta rimessosi in piedi, decide che è giunto il momento di rispolverare le sue vecchie abilità per vendicarsi dell'accaduto.Gli uomini dell'organizzazione, dagli sgherri di strada agli insospettabili mandanti, hanno a quel punto i giorni contati.
Tony Scott è da sempre noto per essere il fratello sfigato del ben più blasonato e talentuoso Ridley, e questo è un dato di fatto praticamente inconfutabile per ogni spettatore, appassionato di Cinema oppure no.Il suddetto individuo è anche responsabile di alcune proverbiali schifezze quali Unstoppable, che io e la sempre caustica Cybsix abbiamo felicemente demolito non molto tempo fa nella nostra Bettola.Detto questo, occorre anche spezzare una lancia a favore del buon Tony, che dietro lo stile forzatamente videoclipparo e adrenalinico della sua regia ogni tanto regala anche pellicole discrete, come fu Domino.Ora, perchè tutta questa introduzione a proposito dei pro - obiettivamente pochi - e dei contro - decisamente in numero maggiore - di Tony Scott e dei suoi film?Presto detto: Man on fire rappresenta il giusto punto d'incontro tra i due film succitati.Supportato da una sceneggiatura molto funzionale di Brian Helgeland - autore, tra le altre cose, di L. A. Confidential e Mystic river, mica roba da quattro soldi -, come di consueto girato con perizia, fotografato alla grande e confezionato per ricordare il lavoro ben più raffinato di Michael Mann, questo film parte decisamente bene, confezionando una prima parte - quella concentrata sul legame che si instaura e rafforza tra Creasy e Pita - decisamente buona, dimostrando quanto anche un film d'azione possa essere efficace nella caratterizzazione dei personaggi, costruendo ad un tempo un crescendo di tensione in attesa dell'inevitabile in grado di tenere alto il ritmo nonostante la staticità - momentanea - del racconto per poi sprofondare nei clichè a ripetizione della seconda parte, che trasforma la vendetta del protagonista in una sequenza prolungata di esecuzioni più o meno efferate dei responsabili di quanto accaduto a Pita.La cosa più evidente, osservando la pellicola sprofondare nella banalità, è che, in mani migliori - Eastwood, il già citato Mann, lo Scott con la s maiuscola -, asciugato dai fastidiosissimi ralenty e dalle sequenze ad effetto, con una sceneggiatura così accorta questo sarebbe potuto diventare un cult dell'azione d'autore, sfruttanto appieno gli ispirati protagonisti - ottimi sia Washington che l'allora giovanissima Dakota Fanning, ma una menzione va spesa anche per Christopher Walken e Giancarlo Giannini - e divenendo di fatto un riferimento anche per il pubblico di nicchia - cosa che puntualmente accade quando si parla di perle come Heat, Collateral o Miami vice -.Il risultato, dunque, resta a metà strada divenendo niente più di un normale intrattenimento per il pubblico più avvezzo alle fatiche di gente, per l'appunto, come Mann, ed una di quelle pellicole consigliatissime perchè toccanti e "girate da dio" del pubblico da una visione la settimana, cui manca un termine di paragone effettivo nel giudizio di un film come questo, senza nulla togliere alla capacità di giudizio stessa dello spettatore occasionale.Ammetto, a tal proposito - e Julez lo sa bene, data la quantità di film che le propino -, di essermi sostanzialmente goduto - e non poco - la visione in barba a quello che dovrebbe essere il mio "sapere" cinematografico, pur senza riscontrare i guizzi creativi che mi avevano fatto apprezzare molto il già citato Domino, e di considerare Man on fire un ottimo prodotto di stile blockbusteriano, forse in qualche modo addirittura troppo coraggioso per essere additato come una sorta di novello Traffic - denuncia del problema dei sequestri di persona in America Latina, e non dello spaccio di droga, in questo caso - e sicuramente molto più interessante di una schifezza moralista e finto autoriale come il Crash di Paul Haggis.Dunque, se volete un film solido e sostanzioso ma ugualmente non richiedente un impegno eccessivo - che alla fine di una giornata di lavoro potrebbe risultare soporifero -, con il quale non fare brutta figura con gli appassionati - fidatevi, l'hanno visto e se lo sono goduto anche loro - e menarvela con chi appassionato non è spacciandovi per uno con l'occhio fino per i registi ad effetto che tanto alla fine tutto porta a Tarantino, allora avete trovato pane per i vostri denti.Con un sacco di salame, se volete saperlo.E come ben saprà chi frequenta il saloon abitualmente, questa non può che essere una buona cosa.
MrFord
"I want vengeance and I want it now
I want vengeance, gonna get it somehow
I'm gonna hit him, I'm gonna kill him
I'm gonna really make him pay for what he's done
I'm gonna hit him, I'm gonna kill him
nobody spoils my fun."
Dropkick Murphys - "Vengeance" -
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