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Tornando a noi, in questa prima parte cercherò di approfondire l'affascinante parallelismo, quasi un giochi di specchi, tra le opere di Man Ray e Ingres, che a mio avviso a livello di critica e di divulgazione si è fermato all'opera iconica di Ray, Le Violon d'Ingres, dichiaratamente ispirata all'opera ingressiana La Bagnante di Valpincon (1808), che trovate nella locandina dell'articolo affiancata alla fotografia di Man Ray e poi anche sotto, in versione integrale. Oltre questo noto parallelismo, ho cercato di scoprirne altri, esaminando la produzione dei due artisti, senza potermi dunque avvalere di grande supporto di materiale disponibile su questo tema. Nella seconda parte dell'articolo troverete invece vari contenuti multimediali (video, cortometraggi, documentari) utili per approfondire la vita, le esperienze e l'opera completa di Man Ray e delle sue famore Muse, come Kiki de Montparnasse (Alice Prin), Lee Miller e Meret Oppenheim. Tra i video sono particolarmente interessanti sia il documentario integrale su Man Ray di Jean Paul Fergier (diviso in sette video) che quattro dei cortometraggi girati da Ray.
Inizio dunque dal primo parallelo tra Ray e Ingres, il più immediato e dichiarato, quello della fotografia Le Violon d'Ingres e della Bagnante di Valpicon, che sopra potete apprezzare nelle rispettive immagini. La modella di Ray in questa iconica fotografia è la celebre Kiki de Montparnasse (Alice Prin, che fu anche compagna dell'artista); sulla sua schiena sono sistemate due effe nere che rappresentano una viola, una composizione che fonde la donna con uno strumento musicale dal suono romantico e armonioso. Ray creazione in una sola immagine una coscienza multipla del concetto d'amore e di bellezza, attraverso il suono, il respiro della viola, e la doppia consacrazione degli elementi nel corpo femminile. Confrontando la fotografia con il dipinto di Ingres è facile trovare le similitudini che hanno ispirato Ray. Anche nell'opera ingressiana la donna è ritratta di spalle, la schiena guida lo sguardo dello spettatore in tutta la sua lunghezza. Ingres crea con i colori e la gestione dei volumi del dipinto un microcosmo surreale, immobile, la scena sembra sospesa in uno spazio magico, senza tempo e movimento, mentre i colori comunicano uno strano contrasto e commubio di sensualità e di freddezza, di distanza. Probabilmente sono questi elementi surrealisti del dipinto a aver combinato i meccanismi ispiratori di Man Ray, che collega esplicitamente le due opere, così lontane nel tempo, con l'uso del turbante, che rappresenta l'astronave di Ray per raggiungere il mondo perduto di Ingres, fluttuante in una diversa dimensione, sia in termini di spazio che di tempo. Il bagno di Ingres è un ambiente ritratto senza realismo, si può definire astratto nel suo minimalismo, che si fa riconoscere, identificare, solo per piccoli dettagli della stanza, come l'acqua che esce dalla testa di un leone in basso a sinistra, vicino ai piedi della donna. Lo stesso minimalismo che applica Ray nella sua opera, e nella sua visione artistica in generale. Oltre gli specifici punti di convergenza tra questa opere esiste dunque una comunanza di filosofie di comunicazione tra i due artisti, anche se protagonisti di percorsi,epoche e strumenti diversi. Ingres dipinse la Bagnante di Valpicon in Italia (come molte altre opere, ma oggi non è possibile ammirare una sola opera di Ingres esposta in Italia), è il suo primo grande nudo e rappresenta in modo originale il concetto di bellezza canoviana. In questo primo parallelo Ray e Ingres si affiancano nella materializzazione dell'ideale di bellezza, al quale il fotografo, oltre al chiaro omaggio al grande maestro, aggiunge la componente sentimentale al posto del silenzio, dell'apparente immobilità della bagnante ingressiana, del suo profilo appena accennato, misterioso, che non si completerà mai per guardarci davvero.
Vado oltre e arrivo a un altro parallelo tra Ray e Ingres, molto meno noto rispetto al primo, come tutti gli altri che ora vi proporrò. Sopra trovate altre due immagini da confrontare, affiancate per facilitare l'osservazione e l'analisi. La fotografia di Man Ray immortala il corpo di Nusch Eluard, modella (anche di Picasso) e artista surrealista, seconda moglie del celebre poeta Paul Eluard. Sotto trovate invece il dipinto di Ingres "Odalisca con schiava" del 1839. L'espressione, la posizione del braccio, le lenzuola che arrivano ai fianchi, molti elementi del dipinto ci portano a vedere i paralleli con la modella di Ray, che potremmo immaginare come nuova odalisca surrealista, che Ray caratterizza con maggiore autonomia, indipendenza famminile, attraverso la solitudine della figura, dello spazio vuoto che la racchiude. Entrambi gli artisti lasciano il corpo della donna in piena luce, evitando qualsiasi chiaroscuro, è una scelta condivisa. Le lenzuola nere di Nusch Eluard sono un forte elemento di differenza della odalisca surrealista di Ray rispetto alla creatura ingressiana, rappresentano l'interiorità della donna che emerge dal buio, un universo sconosciuto, o poco esplorato dalle arti all'epoca di Ingres, che preferisce confinare il femminile nell'ambito del tradizionale estatico e voluttuoso, corroborato dall'ostentazione del lusso da harem che circonda e pervade la donna, allontanandoci dalla sua anima, dal suo Io. Due corpi lattei che possiedono un linguaggio decisamente diverso.
Il terzo parallelo che propongo è una fotografia di Kiki de Montparnasse e un dettaglio del capolavoro di Ingres, "Il Bagno Turco" del 1862, dove magicamente ritroviamo, al centro del dipinto, la Bagnante di Valpicol, riutilizzata da Ingres per mancanza di vere e proprie modelle; questa volta è lei protagonista della musica, come lo era stata in precedenza Kiki de Montparnasse con la sua viola surrealista nella schiena; ora troviamo la bagnante suonare una chitarra, una strana coincidenza se pensiamo al discorso fatto in precedentemenza per Le Violon d'Ingres. Tornando al nuovo parallelo da scoprire, il dettaglio della foto di Ray e del Bagno Turco di Ingres, che trovate sopra, ci mostrano la stessa posa, nel viso e nelle braccia sopra la testa, di Kiki de Montparnasse e della donna a destra del gruppo del Bagno Turco di Ingres. La differenza è nella solitudine del soggetto, ancora una volta, e negli occhi chiusi della modella di Ray, che però non assottigliano i toni di voluttà sognante dell'espressione, presente in entrambi i soggetti. Se Ingres dispone le emozioni in un contesto condiviso, nella realtà dal forte odore umano, Ray preferisce sondare l'inconscio, il viaggio onirico della donna; entrambe le situazioni psicologiche sembrano portare alla stessa meta, con la medesima sensualità. Le somiglianze ci raccontano ancora una volta la grande influenza di Ingres sull'immaginario di Man Ray, delle vibrazioni raffaellesche delle linee dei suoi nudi, dei colori caldi, compatti e nello stesso tempo trasparenti. La forma circolare del dipinto Il Bagno Turco, voluta da Ingres, amplifica il messaggio voyeuristico dell'opera, suggerendo allo spettatore di trovarsi a spiare la scena di nascosto. Man Ray nella sua Kiki sognante sfronda invece il contesto orientaleggiante del dipinto (uno stereotipo o vezzo degli artisti dell'epoca ingressiana), lascia sola la protagonista con la sua immaginazione e ci spinge a spiare i suoi sogni, non attraverso uno stretto spioncino ma scivolando in un vorticoso tunnel onirico dove possiamo sostenerci grazie alle spesse funi degli occhi (perfino chiusi) e della bocca di Kiki. Quelli di Man Ray e di Ingres sono in fondo due morbidi inviti sessuali, reminiscenze basiche ; in queste opere la ricerca di complicità con lo spettatore è evidente. Il Bagno Turco di Ingres è un'opera che vale qualche parola in più; senza utilizzare altro spazio in questo articolo, sotto trovate un interessante video di interpretazione dell'opera, non perdetelo, poi tornate a leggere l'articolo, ci sono molte altre sorprese.
I paralleli tra Ray e Ingres sono davvero molti e soprendenti; sotto trovate un nuovo esempio interessante, che avvicina una fotografia di Ray, nella quale usa la nuova tecnica di solarizzazione, messa poi a punto dalla compagna/collega Lee Miller, con la Venere Anadiomene di Ingres del 1808 (ma rielaborata più volte nel corso degli anni fino al 1848). Sembra incredibile, e lo vedremo anche in seguito, come Ray cerchi delle modelle dalle forme e proporzioni simili, se non identiche, alle linee spesso immaginifiche di Ingres. Potete osservare direttamente, dai seni ai fianchi, questi strani collegamenti tra le opere, non certo casuali. Anche in questo parallelo la postura delle due donne è simile, come se fossero riflesse allo specchio. La scelta di un modello come la Venere di Ingres (che in questo caso si può ricondurre al modello botticelliano) ci dice molto dell'immaginario e della visione di Man Ray, dell'ideale di bellezza e di comunicazione del corpo, all'interno del suo mondo in bianco e nero dove sono i contrasti a suonare e a dare vita alle forme. Il surrealismo di Ray ha dunque radici classiche, è alla ricerca di prototipi di universalità dell'immagine: il superamento avviene non in termini di forma, quanto di sostanza. Questa sostanza, per Ray, è rappresentata dalla scomposizione degli stati d'animo dai corpi, dalle forme. I vettori della sua ricerca sono le ombre e le luci che come acidi stranianti riescono a sciogliere l'immagine rendendo visibili lo scheletro, i muscoli pulsanti delle emozioni.
Sotto trovate ancora un esempio della interpretazione di Man Ray degli archetipi ingressiani ai quali non può facilmente rinunciare, nella quale è evidente, osservando le due opere affiancate, l'uso strumentale delle luci e delle ombre che costruiscono sull'immagine archetipale uno stato d'animo; in questo caso sono le ombre calate da Man Ray sulla schiena della modella a rendersi veloce conduttore per la nostra immaginazione. Difficile non riconoscere un disagio in quell'ombra che nasconde parte del corpo, difficile anche non provarlo, quel disagio, da semplici spettatori. Man Ray tenta sempre di aprirci il suo mondo, non di mostrarcelo e basta. Sembra dire: "Entrate, su, senza paura"
Nell'immagine a confronto riportata sotto ci sono da apprezzare, di nuovo, le evidenti similitudini e richiami incrociati tra le opere, come la postura con il particolare del ginocchio destro flesso verso l'interno, la speculare posizione dei piedi, l'assenza sui corpi (di nuovo, in questa accezione della natura lattea del corpo femminile) dell'uso di chiaroscuri del pittore e dei contrasti delle ombre del fotografo, la scelta dei volumi del corpo femminile della fotografia di Man Ray, che insegue, mirabilmente, le proporzioni della protagonista del dipinto La Sorgente di Ingres.
Avevo accennato precedentemente alle strane somiglianze di alcune modelle di Man Ray con le protagoniste delle opere ingressiane; tanto per fare un esempio pratico mi aiuto con un'altra immagine (che trovate qui sotto) che propone il confronto tra il viso e i lineamenti, non proprio canonici e usuali, della Venere di Pafo di Ingres e della modella (e artista surrealista) Meret Hoppeneim. Sarà davvero tutto casuale? In questo viaggio parallelo e alchemico all'interno delle opere di Man Ray e Ingres si sono resi evidenti talmente tanti punti di contatto, intrecci, modelli, influenze, archetipi e evoluzioni che diventa ormai difficile scindere la fotografia surrealista di Ray dalla pittura di Ingres, le epoche sembrano ribaltarsi su se stesse e il tempo così capovolto possiede una instabile relatività. Questa analisi si presenta alla fine come una splendida macchina del tempo, quindi, tutto è possibile. L'articolo prosegue con una selezione di video, con un interessantissimo e approfondito documentario completo su Man Ray girato da Jean Paul Fergier, quattro dei suoi enigmatici cortometraggi, esemplificativi della prima produzione cinematografica surrealista, e alcune raccolte di immagini. Per chi desidera approfondire invece il percorso artistico di Ingres, al quale dedicherò in futuro un articolo specifico, consiglio, nel frattempo, il bellissimo libro "Ingres" di Georges Vigne (attenzione, è un bel librone grosso), che mi ha aiutato a comprendere pienamente la visione di questo fantastico artista e che non può proprio mancare nella piccola biblioteca di un appassionato d'arte.
Documentario su Man Ray di Jean Paul Fergier (parti da 1 a 7)
Le Muse di Man Ray: Kiki de Montparnasse, Lee Miller, Meret Oppenheim
I Cortometraggi di Man Ray
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