Uno dei problemi più importanti in merito alla fecondazione eterologa è la scarsa presenza di donatori di gameti: un problema molto diffuso tra le cliniche pubbliche e private, una fra tutte l’ospedale Careggi di Firenze, che deve rivolgersi alle banche estere.
Non doversi più rivolgere alle banche del seme o degli ovuli estere rappresenta, per molti, uno dei punti più importanti della sentenza della Corte Costituzionale con cui i giudici della Corte hanno smantellato, il 9 aprile 2014, la Legge 40/2004. Questa legge vietava alle coppie, anche a quelle con gravi difficoltà nel procreare, di utilizzare la fecondazione eterologa in Italia: chiunque volesse usufruire di donazioni di seme o di ovuli (donazione di gameti), doveva quindi rivolgersi all’estero, alimentando quello che per anni abbiamo conosciuto come turismo riproduttivo.
Grazie alla sentenza numero 162 del 9 aprile dello scorso anno, le coppie infertili possono accedere anche alla fecondazione eterologa (oltre che all’omologa) in Italia. Ma quello che sembrava un problema di veloce risoluzione, in realtà è ancora oggi un problema non superato, perché di fatto, nel nostro paese, non è così facile accedere alle procedure per l’eterologa.
Uno dei problemi più importanti è la scarsa presenza di donatori di gameti: lo stesso ospedale Careggi, di Firenze, che è stato uno dei primi autorizzati alla messa in funzione delle procedure per l’eterologa, si trova ad affrontare una scarsissima presenza di donatori: solo un uomo ha aderito alla donazione del seme, mentre ancora nessuna donna si è fatta avanti.
Forse la scarsa informazione gioca un ruolo importante, ma ciò che emerge è che all’ospedale Careggi solo dodici uomini hanno chiesto informazioni sulla donazione di gameti, e solo uno alla fine ha donato il proprio seme.
Ad oggi, quindi, l’ospedale deve ancora rivolgersi alle banche estere, senza le quali sarebbe impossibile, al momento, aiutare le coppie in difficoltà.