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Mandera (Kenya) / Una storia d'amore che deve continuare

Creato il 21 febbraio 2011 da Marianna06

Venerdì ,18 febbraio, è venuto a mancare,a Milano, il mio amico Manlio Villa. Me ne ha dato notizia ieri, domenica, all'ora di pranzo, Lorenza,sua moglie.

Ho conosciuto Manlio  e Lorenza,ospiti nella mia casa di Olbia, nell'  ormai lontano 1984, per via di "JAMBO AFRICA".

 Cos'era, all'epoca, "JAMBO AFRICA"?

Semplicemente una piccola rivista(pochi fogli e qualche fotografia) dei Missionari della Consolata, che si occupava del N.E.P ossia della Provincia Nordorientale dell'Africa e che Manlio, su incarico di p.John Bonzanino, un missionario "super-super", curava e stampava a Milano a partire dai primi anni '70.

Gli anni del "terzomondismo" in voga, della "voglia di andare", dei campi di lavoro di "Mani Tese"...per intenderci.

Attraverso un medico missionario, un novarese, uno di quelli del CUAMM di Padova, avevo ricevuto per la prima volta la rivistina e  avevo cominciato a leggerla per curiosità .

La morte prematura di p.Bonzanino nell'83, in Africa, mi porterà in seguito e inaspettatamente, a conoscere Manlio e sua moglie.E il motivo è davvero banalissimo: continuare a ricevere o meno la rivista e i libri, i romanzi, ambientati in Africa, che p.John scriveva periodicamente e che servivano a procurare un po' di soldini alla causa missionaria.

Fatto questo per corrispondenza e per telefono, io , Manlio e Lorenza, con il piccolo Marco, il loro bambino, ci  incontriamo di persona e ci conosciamo  per la prima volta all'aeroporto di Olbia.

Insieme, attraverso lunghe conversazioni nelle serate estive o nelle passeggiate mattutine lungo la battigia al mare, scopriamo di avere parecchie affinità e l'amicizia via via si consolida.

Tra l'altro io e Lorenza abbiamo la stessa età e tutte e due abbiamo conseguito una laurea in filosofia, che però abbiamo speso diversamente.

Ebbene io, oggi ,mentre tra qualche ora si celebreranno i funerali ,voglio ricordare l'amico e dire un  "ciao" sul serio affettuoso e grato a Manlio, l'uomo che con p.John, che egli definiva la persona più torturata dalle passioni sociali che avesse mai conosciuto, ha costruito la "Mandera Boys" in venti ettari di puro deserto. Tra pance vuote, scarafaggi  e formiche voraci.Dove, sulla soglia delle manyatte, capanne di rami e stuoie, si crepa inerti e sfiniti... e  magari divorati dalle bestie .

Manlio, che è stato  un uomo coraggioso, non solo perché si è impegnato con tutte le sue forze in Africa, stravolgendo la sua vita precedente, comoda e borghese ma perché, anche dalla sua città, Milano, ha continuato a propagare , pur tra mille difficoltà di carattere personale, il messaggio di quanto sia importante "Non dimenticare l'Africa".

Ed io credo d'aver raccolto, nel mio piccolo, il "testimone".

JAMBO AFRICA è oggi online e continua  e continuerà a raccontare d'Africa  su internet.

E non più storie di sole" missioni".

Sta di fatto comunque che la storia di Mandera,la MANDERA BOYS,la città dei ragazzi, una vicenda d'amore,intrecciata alla storia d'amore personale di Manlio e Lorenza, che lì si sono sposati, che ha dato famiglia e speranza a bambini e ragazzi, che non avevano né famiglia, né speranza, non è stata e non è  certo cosa da poco.

Fosse stata e fosse anche la sola "classica" goccia d'acqua.

Qualunque sia l'angolazione con cui leggiamo e valutiamo certi fatti della vita.

Manlio, amico mio, ti sia lieve la terra.

Jambo Africa c'é  e ci sarà....fino al prossimo testimone.E così via.

Stanne pur certo.Io lo sono. E' difficile non amare l'Africa.

 

   A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

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